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LA VIOLENZA DEI DIRITTI NEGATI

LA VIOLENZA DEI DIRITTI NEGATI

Stavo rileggendo l’articolo pubblicato su questo blog dal titolo Libertà di spogliarsi, non di essere scritto da alcuni studenti di una classe seconda del Liceo Grassi di Latina, una testimonianza fresca e intelligente che fa emergere la bellezza di questi ragazzi che cercano di non farsi confondere dalla cultura dominante proposta dai media e non solo, e ci propongono una riflessione su cosa sia effettivamente la libertà per una donna e quanto la comunicazione di massa, che veicola un pensiero (tristemente) comune, sia sottilmente e invisibilmente (o neanche troppo invisibilmente) violenta nel proporre la donna come “decorazione”, come accessorio del programma di turno, da ammirare nella sua perfezione (perché guai a non essere perfette). Tra gli spunti di riflessione proposti dai ragazzi nell’articolo, c’è anche l’apatia con cui in Italia si affrontano i temi dei diritti negati: mentre nel mondo si combatte per i diritti delle donne (i ragazzi ricordano l’Iran, esempio recente di una vera e propria rivoluzione tutt’ora in atto, dove migliaia di donne e di uomini sono disposti a subire torture e anche a morire pur di rivendicare il rispetto della Libertà di pensiero e di azione per le donne), in Italia tutto sembra invece tacere e le donne (certamente non tutte, ma una parte significativa si) accettano passivamente questo ruolo mi viene da dire da eterna “velina”, incapaci di opporsi e di avere un pensiero critico rispetto alle immagini di donna proposte dalla cultura dominante (o per lo meno, che appare dominante perché non emergono a sufficienza e non vengono valorizzate le proposte di immagini femminili diverse).

Libertà, violenza, diritti negati, assenza di reazione… mi è venuto in mente di nuovo un tema che ho già affrontato su questo blog, il diritto negato all’aborto, lo stigma sociale, il pericolo che questo accada di nuovo anche in Italia e l’assoluta assenza di reazione della “società civile” e soprattutto, dei giovani, al riguardo. Il nesso con l’articolo dei ragazzi del liceo mi è venuto proprio sulla considerazione di una di loro, Giulia, rispetto alla ribellione in Iran e al fatto che, rifletteva Giulia, “In Italia non vedo ancora una vera e propria ribellione”. Chissà perchè in Italia di ribellione a dogmi, stereotipi e diritti negati ce ne è così poca e quelle poche voci che si alzano sono così poco valorizzate dai media… Non so rispondere, ma invito ancora una volta ad esercitarla questa ribellione e a difendere un diritto che viene sottilmente negato e questa volta, propongo la testimonianza che una mia amica ha postato qualche mese fa su un social (non dico quale social né il nome della mia amica, per tutelare la sua riservatezza) che è bellissima e durissima al tempo stesso e che, più di mille riflessioni, mostra quanto in Italia ci sia bisogno di giovani come i ragazzi del liceo, che riflettono, che cercano un pensiero autonomo e che hanno voglia e coraggio di rifiutare la violenza, di qualsiasi tipo, anche come quella subita dalla mia amica e purtroppo, da moltissime altre donne in Italia e non solo:

Ho abortito. Il 17/07/2020. Postazione numero 7, settima della lista, unica IVG (interruzione volontaria di gravidanza) del reparto. Reparto maternità, s’intende, quello delle nascite e dei pianti in piena notte. Sono stata ignorata, messa in un angolo, trascurata dal personale medico e visitata più volte da uno psichiatra e dal prete, trattata insomma come quelle che non sono degne di niente, di una parola, di un conforto, di una stupida Tachipirina. 

Dei 3 giorni di degenza imposta, il primo non lo ricordo, il secondo l’ho passato leggendo, il terzo l’ho volutamente rimosso. Oggi ringrazio quello strano infermiere che nel pieno della notte, di nascosto da tutti, mi ha domandato quasi all’orecchio perché lo facessi. Un po’ di curiosità in tanta aridità arriva quasi come un segno di pace. Malattia rara del feto, ho risposto. Accertata con euforia dal ginecologo alla 15esima settimana perché nel nostro Paese autodeterminarsi è una bestemmia. Sono uscita dall’ospedale ed ero felice: di poter tornare alla mia vita, di aver avuto coraggio, di aver esercitato un diritto pur subendo la violenza di chi quel diritto lo misconosce. 

Prendetevela a cuore questa battaglia. Fatelo per tutte le figlie, le nipoti, le amiche, le sorelle che sono sparse nel mondo. Togliere alle donne il diritto di scegliere non vi renderà migliori, piuttosto disperderà un veleno che si insinuerà sottopelle e resterà lì a imputridire ogni cosa perché tutto passa dalla libertà, anche ciò che vi fa più paura e che volete mettere a tacere.

Luigia Lazzaro

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Foto scattata da: Pixabay
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