DONNA UOMO – UOMO DONNA
Rileggevo con interesse l’articolo dei ragazzi del 3 Febbraio che terminava con 3 domande:
- Perché ancora oggi le donne che si ribellano vengono uccise?
- Quali sono gli strumenti che noi possiamo utilizzare per cambiare queste cose?
- Qual è il modo per realizzare una svolta nella storia delle donne e della loro libertà?
Domande a cui è difficile rispondere. Forse dovremmo partire da molto lontano da quando le donne restavano all’interno delle caverne ad accudire la prole e a dipingere le pareti della grotta mentre gli uomini uscivano durante il giorno per andare a caccia a procurare il cibo. Una divisione dei compiti netta dovuta alla maggior forza fisica dei maschi e alla conformazione fisica delle femmine che partorivano e allattavano i figli. Suddivisione dei compiti che di fatto ha portato le donne a stare in contatto con i bambini, a rispondere alle loro esigenze di rapporto umano e a sviluppare la propria fantasia mentre i maschi erano costretti ad inventarsi armi e tecniche di caccia sempre più precise e razionali per poter rispondere ai bisogni di sopravvivenza.
Dovremmo poi parlare dello sviluppo del pensiero nel mondo occidentale in cui, partendo dalla solita triade Socrate, Platone e Aristotele, si arriva a decretare che l’identità umana risiede nella ragione mentre l’irrazionale è pazzia andando così paradossalmente a braccetto con la religione cristiana per la quale l’irrazionale è il Male e la donna viene relegata al ruolo di vergine e madre.
Oggi le donne possono studiare (come ben sappiamo non è vero ovunque) e ricoprire incarichi anche molto importanti ma ho la sensazione che questo sia spesso raggiunto rinunciando in parte all’identità femminile, diventando un po’ “maschi”. E questa sensazione diventa certezza quando penso a certe figure di rilievo nel nostro paese.
Ma torniamo alle domande.
Ci sarebbe davvero tanto da dire ma proverò a rispondere da un’angolazione strettamente psicologica tralasciando gli aspetti storici, politici e culturali che sono però assolutamente fondamentali per inquadrare questi problemi.
Perché le donne che si ribellano vengono uccise? Quotidianamente leggiamo sui giornali di donne uccise o sfregiate per essersi volute separare dal proprio compagno, per aver detto no alla prosecuzione di un rapporto violento. Ma forse quello che non appare sui giornali è una “uccisione” quotidiana che accade all’interno delle mura domestiche, fatta di svalutazioni e negazioni dell’identità femminile, come accennavo in un articolo precedente.
Allora dobbiamo pensare che il problema sta in quei maschi che non sono riusciti a realizzare e a tenere dentro di sé l’immagine femminile. Maschi che, uscendo dalla caverna, hanno annullato quel mondo irrazionale di fantasia, immagini, affetti e recettività. Mondo che hanno patologicamente cercato di ritrovare possedendo la femmina che, non corrispondendo però ad una propria immagine interna femminile ormai perduta, è diventata un oggetto esterno da tenere accanto e controllare. La perdita di questo “oggetto” comporta il crollo della propria identità maschile e umana. Da qui le reazioni più violente per impedire che questo accada.
Dobbiamo però anche chiederci perché certe donne si innamorano di questi uomini. E qui dovremmo infilarci nella dinamica del rapporto sadomasochistico, nella coppia schizoide depresso, ma possiamo comunque brutalmente riassumere così: queste donne hanno creduto in una loro inferiorità perché hanno creduto al pensiero razionale e religioso imposto dagli uomini nel corso degli anni.
Come se ne esce? (riassumendo le altre due domande)
Credo che le strade obbligate siano sostanzialmente due e non sono scisse tra loro.
Da una parte penso ad una necessaria e profonda crisi dell’identità maschile così come ci è stata consegnata da millenni di storia. Nello stesso tempo la donna deve rifiutare la violenza culturale subita nel corso del tempo e riappropriarsi con orgoglio di una propria identità femminile diversa da quella maschile.
Mi sembra di poter scorgere alcuni segnali nella direzione di questo auspicabile cambiamento, anche se si tratta spesso di segnali confusi e caotici – basti pensare a questo concetto di identità liquida applicata alla identità di genere – che però testimoniano un fermento, una voglia di cambiare. Come sempre accade in questi periodi di transizione e di crisi, c’è il reazionario di turno che vuole riproporti il consolidato (e violento) “dio, patria e famiglia” o chi parla di decadenza dei valori occidentali.
Cari ragazzi, il tema che avete proposto è vastissimo e si presta a tante interpretazioni. Non penso affatto di avervi risposto in modo esaustivo ma spero di aver suscitato ulteriori riflessioni e domande. A me ne sono venute in mente un paio.
Perché si parla pochissimo e non si fa niente per le giovani donne iraniane che stanno scendendo in piazza rischiando la vita? Sarà perché rivendicano una propria identità femminile libera e diversa da quella dei maschi?
Che senso ha parlare di eterosessualità quando poi ci accorgiamo che questo termine nasconde spesso una svalutazione, una negazione, una sopraffazione, per non dire un odio, dei maschi nei confronti delle femmine? Il dizionario Treccani dice che l’eterosessualità è “la tendenza erotica verso il sesso opposto”. Già, ma cos’è la tendenza erotica? Sarà forse giunto il momento di occuparci del mondo invisibile degli esseri umani e cominciare a capire che il comportamento manifesto ci dice poco o nulla sulla realtà interna dell’uomo?
Marco Michelini
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