LA LIBERTÀ DI DIRE NO
Storie di donne , di rifiuti e di coraggio
In questi giorni, tra i banchi di scuola, con alcuni docenti stiamo affrontando il tema del rifiuto, cioè di quella possibilità che hanno le persone ad un certo punto di dire “no” di fronte a qualcosa che non gli corrisponde. E’ un argomento affascinante ma anche difficile e allora ci è venuto in mente di partire da alcune storie.
La prima è la storia di Apollo e Dafne raccontata nelle Metamorfosi di Ovidio. Qui c’è un dio, Apollo, che colpito dalla freccia di Cupido si innamora perdutamente della bella Dafne. La ninfa, però, non ci pensa proprio a diventare la facile conquista di Apollo che, certo era un dio, ma mica tanto gentile…anzi. Ovidio racconta bene che di fronte ad Apollo Dafne scappa come “ davanti al lupo l’agnella, al leone la cerva, all’aquila le colombe”. “ ma io t’inseguo per amore!” le grida Apollo…però, ci chiediamo, che amore è se la fanciulla non è libera di dire di no? Si può usare la parola “amore”? O piuttosto è la rappresentazione di una sessualità predatoria che nulla ha a che fare con l’amore?.
Il fatto che un mito ci mostri questo tipo di realtà potrebbe farci pensare che nel mondo antico funzionava così e che la donna non poteva scegliere, non avendo una dignità e una considerazione sociale pari a quella maschile.
Dafne, infatti, per poter rifiutare Apollo chiede l’aiuto di Giove che la trasforma nella pianta d’alloro… cioè in qualche modo deve pagare il suo rifiuto. Insomma il padre Giove interviene ma non è proprio un grande aiuto!
Voliamo allora nel 1956, in Sicilia e scopriamo la storia di Franca Viola.
Franca è una ragazza di 15 anni fidanzata con Filippo Melodia, nipote di un noto mafioso locale.
Dopo che Filippo viene accusato di furto e appartenenza all’organizzazione mafiosa la famiglia di Franca rompe il fidanzamento, ma Filippo, proprio come Apollo (coincidenza interessante…), non accetta il rifiuto della ragazza. Decide di rapire Franca e violentarla, in modo da costringerla a sposarlo con un matrimonio riparatore, come la legge italiana prevedeva in quel periodo (..che poi ‘sta cosa non si può sentire!).
Una volta liberata, la ragazza chiede aiuto al padre che, insomma ,ci sembra molto più fico di Giove. Non solo la protegge ma insieme a lei denuncia il giovane alle autorità, avviando un processo che cambierà la storia del nostro paese. “Io non sono di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto”, dirà Franca ai giudici, affrontando con coraggio secoli di tradizioni violente e patriarcali. Strano che due storie così lontane abbiano così tanti punti in comune: il comportamento predatorio maschile, il rifiuto del femminile, la presenza di “un padre” che salva …
Sembrerebbe tutto semplice eppure quello che ci viene in mente, mentre scriviamo questo articolo, sono tutte quelle donne che prima e dopo Franca non hanno avuto la possibilità di ribellarsi o, se lo hanno fatto, hanno pagato un prezzo altissimo.
Ma se nel mondo greco-romano e negli agli anni ‘60 c’è stata, anche se molto sudata, una possibilità di fare un rifiuto, perché ancora oggi le donne che si ribellano vengono uccise? Quali sono gli strumenti che noi possiamo utilizzare per cambiare queste cose? Qual è il modo per realizzare una svolta nella storia delle donne e delle loro libertà?
Giulia Alonzo
Beatrice Arca
Sara Clemente
Gianmarco Franzini
Melissa Lodato
Davide Mascari
Maria Vittoria Straface
(Classe 2^I, Liceo Scientifico G.B. Grassi di Latina)
Ciao ragazzi! Interessante questa riflessione sulla libertà di dire no! Sarebbe figo provare a rispondere alle domande con cui si chiude l’articolo in un dibattito su questo argomento estremamente attuale. Faremmo correre ancora di più il pensiero, le idee, come già lo state e lo stiamo facendo ora?