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DONNA E SCIENZA, UN BINOMIO CHE FA PAURA

DONNA E SCIENZA, UN BINOMIO CHE FA PAURA

Rileggevo oggi la bellissima lettera di Maria Pranzo pubblicata su questo blog dal titolo “una premier donna”. Una lettera purtroppo predittiva… del resto non c’era alcun dubbio che fosse, per citare un famosissimo film, la Cronaca di una morte annunciata.

Nella lettera l’autrice, immaginando la possibile vittoria – poi puntualmente verificatasi – di Giorgia Meloni e la sua verosimile ascesa a primo premier donna in Italia, si interrogava su cosa volesse dire in realtà essere donna, se potesse significare veramente, solo essere madre e moglie.

Ovviamente sottoscrivo ogni parola di Maria e la ringrazio per la bellissima immagine di donna realizzata e alla ricerca della sua identità umana e femminile prima di tutto, proposta in contrapposizione ad una immagine rabbiosa, violenta e reazionaria. Maria, che cerca la maternità senza rinunciare alla sua identità di donna e che anzi, rivendica che prima di poter essere madre si deve essere donna, realizzata e completa e non fare della maternità la propria identità.

Mi ha fatto però molto riflettere il fatto che Maria ha raccontato, quasi “giustificandosi” in qualche modo, che sta cercando a 40 anni di diventare madre e lo sta facendo affrontando un percorso di fecondazione assistita: <<“Se avessi cercato un figlio quando ero più giovane forse non avrei avuto bisogno di essere aiutata” … è un pensiero che fanno in molti quando racconto le mie vicissitudini tra punture e bombe ormonali, ma io prima non potevo permettermelo!>>.

Ho pensato molto a quelle parole, al fatto che in lei o meglio, non in lei, ma in alcune persone a cui lei racconta la sua esperienza e la sua bellissima, dolorosa e difficilissima avventura, fatta di grandissimi ostacoli, incertezze e sacrifici materiali e psichici, ci sia quel pensiero orrendo che in qualche modo ti “punisce” per esserti presa la libertà di non avere il famoso “istinto materno” innato nonostante tutto. Le critiche gratuite, “ignoranti”, nel senso proprio che ignorano cosa voglia dire affrontare una pma o comunque, i “conflitti” di una maternità “tardiva”, dietro le scuse più banali nascondono solo la rabbia perchè ti sei voluta permettere di essere madre, hai voluto essere donna, realizzata nella tua identità umana ed affermata nella tua identità sociale o professionale, hai voluto prima sentir nascere nel rapporto con un uomo quella realizzazione, come realizzazione di entrambi, del rapporto e non come “doveroso” percorso predeterminato, con il rischio che quel desiderio avrebbe potuto anche non nascere mai, sapendo che questo non avrebbe però tolto nulla alla verità e profondità del rapporto e soprattutto, al tuo essere donna, realizzata, affascinante e libera di amare ed essere amata dal tuo uomo senza dover per forza essere madre.

Peraltro basta guardarsi intorno, senza nemmeno ricorrere alle statistiche, per vedere quante mamme over 40 ci sono in giro. Io personalmente, tanto per fare una statistica fai da te, conosco personalmente almeno 7 neomamme tra i 40 e i 49 anni e addirittura due di 51 e 54 anni; e sui social proliferano i gruppi di mamme over 40 e oltre. Senza scomodare le mamme over 50 cosiddette vip, si leggono sempre di più notizie di donne comuni che partoriscono in età molto avanzata, o naturalmente o, per la maggior parte, grazie all’aiuto di tecniche di procreazione assistita; da ultimo quest’estate a Brindisi, dove hanno partorito, come primipare, una donna di 53 anni e una di 58 anni. E sono fenomeni in crescita, le statistiche, neanche recentissime, (Report Eurostat 2018) dicono che “circa 4,25 milioni di nuovi nati nel 2018 in Unione europea, con un’età media delle madri pari a 30,8. A certificarlo è il report EurostatChildbirth at older age“, che conferma anche come il 5,2% dei nuovi nati in Europa aveva madri di età pari o superiore a 40 anni. Il report Eurostat confronta tutte le regioni Ue per stabilire in quali c’è la percentuale più alta di donne madri oltre i quarant’anni. In Italia, Irlanda e Spagna si concentrano le quote più elevate (oltre il 7,5%)…”. 

E allora, mi chiedo, perché la necessità di sottolineare l’età e soprattutto, il fatto di essere ricorsi alla procreazione assistita? Niente mi toglie dalla testa che se la ricerca della gravidanza fosse stata naturale non sarebbe sorta questa necessità. Le nostre nonne facevano figli tranquillamente anche a 45 o 50 anni e non era uno scandalo o una notizia. Per non parlare degli uomini, padri anche a 60 anni e oltre senza che questo fosse oggetto di “gossip” o addirittura di feroce pregiudizio, come invece a volte oggi succede nei commenti sui social alle notizie di donne che partoriscono in età avanzata. E la spiegazione che mi do è perché purtroppo in Italia, ma non solo, il discorso della procreazione medicalmente assistita è ancora un tabù (e probabilmente lo sarà sempre di più con questo vento gelido che è arrivato da est, tanto per usare una metafora). Per cui si obbedisce senza rendersene conto a un pensiero religioso che giustifica la maternità, a qualunque età, purchè sia naturale. Un pensiero che punisce la donna (e mai l’uomo) se prima di essere madre vuole essere donna. E dunque si sente la necessità di giustificare il fatto di essersi presi la libertà di utilizzare le possibilità che la scienza ti offre e di essersi “alleate” con la scienza per soddisfare questa esigenza di essere donna, e madre se e quando si è pronte ad esserlo. 

Donna e Scienza, un binomio che fa paura. E allora un fiore, un mazzo di fiori colorati e profumati a Maria, e tutte quelle che non hanno paura di sfidare la natura, di affidarsi alla scienza e raccontare la loro avventura. E perché no, una bella margherita diamola anche ai compagni di queste donne coraggiose, che le prendono per mano e, innamorati, si tuffano insieme a loro, inventando insieme i colori della libertà e della nuova identità di donna.

Luigia Lazzaro

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Foto scattata da: Pixabay
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