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LA CURA DELLE PAROLE

LA CURA DELLE PAROLE
Quando uso una parola significa esattamente quello che decido io.. disse Humpty Dumpty. Bisogna vedere, ribatté Alice, se lei può dare tanti significati diversi alle parole.. Bisogna vedere chi è che comanda.. rispose lui (L. Carrol – Alice attraverso lo specchio)

Quest’anno dopo l’estate il mare o la montagna, rientrati nelle nostre città ad aspettarci abbiamo trovato la campagna… elettorale, e seguendo un po’ controvoglia dibattiti e talk show, forse mosso dall’obbligo di provare a pensare, sono stato colpito non tanto dalla solita retorica o dagli slogan ad effetto, quanto dall’utilizzo di alcune parole.

Ricordo che all’università ci fecero studiare un banale esperimento: a due gruppi di ragazzi venne mostrata la foto che ritraeva due veicoli incidentati.

Al primo gruppo venne chiesto a quale velocità si fossero scontrate le macchine, al secondo a quale velocità si fossero schiantate.

Tutti i membri del secondo gruppo risposero a una velocità maggiore.

Nulla di sconvolgente ovviamente, però visto che il tempo medio di attenzione così come quello dedicato alla riflessione si è molto ridotto, ho pensato che potesse essere utile sforzarmi un po’, tenendo a mente che parole simili possono essere in grado di indurre pensieri diversi sulla stessa realtà.. 

Lo scorso Maggio ero rimasto molto colpito dalla notizia circolata in merito ai risultati del test Invalsi secondo cui il 51% dei ragazzi di 15 anni non sarebbe in grado di comprendere un testo scritto (e infatti approfondendo ho visto che era una non-notizia basata su una lettura assolutamente sballata dei dati) però è anche vero che spesso mi trovo di fronte ad alcuni talmente arrabbiati da non trovare altro modo di esprimersi se non combinando disastri…

“Date parole al dolore” diceva Shakespeare…

Già, ma lui faceva il poeta, e se certi ragazzi le parole non le trovano?

Allora il pensiero è andato al termine comprensione: vabbè non tutti avranno la pazienza e la necessaria attenzione per leggere certi testi (che poi bisogna sempre vedere quanto gli interessano) ma i politici che fanno finta di lamentarsi della loro presunta astensione ci provano almeno ad ascoltarli e rispondere

E come?

Mi ha sempre affascinato l’idea che le parole abbiano una forza diversa, maggiore, rispetto al semplice utilizzo che se ne fa nella comunicazione o nel raccontare storie, l’idea cioè che abbiano il potere di produrre trasformazioni, e che possano essere lo strumento, se non per cambiare il mondo, quantomeno per cambiare le persone.

Il problema è che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e se la capacità di esprimersi è direttamente proporzionale alla conoscenza dei fatti e delle parole da usare, è impoverendone la qualità o peggio manomettendone il contenuto che si può combinare un guaio, perché i limiti del mio linguaggio rischiano di diventare anche i limiti del mio mondo!

Limiti del mondo cosciente, quando si perde la fantasia.

Limiti del linguaggio verbale, quando si nega quello dei sogni.

Certi argomenti sono complessi per pensare di poterli sintetizzare in due righe, però a perdere la capacità di argomentare opinioni si rischia non solo di non capirsi più, ma perfino di arrivare allo scontro, perché chi non ha i mezzi per esprimere giudizi pensa e si esprime solo per.. pre-giudizi!

Ci si prova nel mio lavoro a dare un nome alle cose (un vecchio adagio recita “un buon vocabolario è meglio di tanti psicofarmaci”) ma se la scelta delle parole ed il modo in cui dirle è importante quasi quanto quella del momento in cui usarle, ad ascoltare radio e tv c’è da rabbrividire..

La grande madre Russia cerca di rigettarci nell’angoscia di morire di fame (crisi del grano) e di freddo (quella del gas) annunciando l’arrivo di una tempesta globale, l’America pensa di mandare l’uomo a lavorare su Marte e di chiudere la donna in casa a far figli, la Cina non rispetta il protocollo di Kyoto sull’emissione di anidride carbonica e da noi la Meloni, che considera l’anoressia come una devianza e non come una malattia mentale, crede di poterla curare con lo sport!

Fermate il mondo, voglio scendere diceva Mafalda..

Ci aspetta il passato?

Può darsi.

Nel 1948 Orwell scrive il Grande Fratello, in cui narra di un mondo diviso in tre grandi potenze totalitarie.

Governato dal prevalere della propaganda sulla comunicazione, umiliato dalla neolingua(talmente povera da ridurre la capacità di pensiero) e martellato da slogan come “la guerra è pace, la libertà schiavitù e l’ignoranza è forza” è controllato dal Ministero della verità (che impone rituali come i due minuti di odio verso il nemico o la ginnastica obbligatoria alrisveglio) e vive nel terrore della Psicopolizia capace di far sparire chiunque sia solosospettato di deviazionismo.

Insomma un luogo ed un tempo in cui si è perennemente in guerra contro qualcuno e in cui tutto è permesso e niente è proibito, tranne pensare, amare e divertirsi, ma nel quale gli eroici protagonisti resistono e lottano scrivendo lettere o annotando diari, tentando di custodire e tenere al riparo il loro tesoro più grande.

L’umanità del loro pensiero.

Un po’ come fanno certi adolescenti che si sentono oppressi dal mondo?

Forse.

In fondo anche per Saramago No era la prima parola di un ideale lessico necessario. Insomma non so a voi, ma a me tutto questo non riesce a farmi pensare ad altro che al tempo, e al fatto che le parole, anche quelle che sembrano vuote, contengono sempre qualcosa, a volte amaro ma necessario, come le medicine, altre volte dolce, come lo zucchero, ma altrettanto capace di cariare.. i pensieri.

Vengono in mente altre lettere, come quelle scritte dal carcere (Gramsci) o altri diari, come La tregua di Primo Levi, e insomma tutto sembra obbedire alla regola fondamentale del pugilato.

Quando sei chiuso nell’angolo, cerca di proteggerti almeno la testa.

Ed è proprio mentre lo scrivo che vedo che dopo un secolo in Svezia ha vinto la destra, che Putin ha richiamato i riservisti e che lo slogan scelto da Salvini è il presente del verbo credere.

Nel futuro ci aspettano anche obbedire e combattere?

Vedremo, nel frattempo in Russia riprendono le proteste (e in prima linea mi sembra ci siano le donne) mentre io penso ad un altro tipo di cura, quella nelle parole.

Si tratta di una sola lettera è vero, però il contenuto suona in tutt’altro modo.

Marco Randisi

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Foto scattata da: Skitterphoto
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