RIFLESSIONI SOTTO UN ALBERO ESTIVO
Anche quest’anno in piena estate, sotto l’ombra piacevole e fresca di un albero, la mente mi porta a guardare e a pensare, mettendoci la giusta distanza di una pausa estiva, al mondo che sta sullo sfondo e che ci attende alle soglie dell’autunno. Ho seguito molto spesso l’attualità della politica e della cultura in queste ore roventi perché sono accadute così tante cose, sono state dette così tante parole, sono stati sdoganati così tanti pensieri e ci sono state così tante reazioni improprie, che ignorare tutto ciò non era proprio possibile.
E così mi ritrovo a pormi alcune domande.
Mi chiedo se il fascismo governativo e il fascismo dei pensieri che girano tra le persone siano il più acerrimo nemico che abbiamo. Di certo la violenza, la stolidità e l’arroganza di certe cose fatte e dette da più persone, istituzionali o meno che siano, sembrerebbero proprio l’incarnazione del nemico pubblico numero uno, quello anche facile da vedere, quello che non ti sbagli perché non ci sono sfumature di opinione ma solo opinioni nere.
Penso al revisionismo storico, alle idee sulla donna e sui rapporti di coppia, all’economia, alle politiche lavorative, ai migranti, alla sanità, ai diritti, alle emergenze ambientali, in una parola, alle idee sul mondo. Sembrerebbe facile dire “non esiste proprio”, “ma che stai dicendo”, “non è così”, “è violento quello che dici”, “è falso quello che dici”, in una parola “NO”.
Sembrerebbe ma non lo è evidentemente.
In questo scenario manca infatti qualcosa. Non mi era mai capitato da che ho memoria e interesse per l’attualità, una democrazia così zoppa che appunto perché zoppa forse non può neanche dirsi tale: cioè una democrazia con un governo eletto ma priva di opposizione alcuna. Almeno io non la vedo l’opposizione, e se voi la vedete magari spiegatemela.
Quello che vedo io è un fronte diviso ma soprattutto mellifluamente infarcito di parole altissime, coltissime, condivisibilissime, parole politicamente corrette ma che risuonano a vuoto perché sono solo parole prive di contenuto ormai. Forse prive anche di qualcos’altro, forse prive di identità.
La domanda delle domande è “cosa è la sinistra?”. E’ un movimento che si oppone alla staticità? E’ un reagire ad una proposta reazionaria con una proposta evolutiva? E’ opporsi? E’ dire NO.?
Ecco, forse questo è il nesso con questo blog di psicologia e dintorni che state leggendo.
Il dire NO che si oppone alla violenza è quello che manca adesso. Per dire veramente NO, per essere efficace e pulito, è necessaria una identità certa che senza pensare troppo a tavolino, senza averlo studiato sui libri o all’università più prestigiosa, ti permette di reagire al disumano in modo netto, spietato quasi, e non ambiguo.
Allora torno alla mia domanda modificandola un po’: il nemico peggiore che abbiamo è il violento o chi non sa più dire NO a questa violenza? L’anaffettività non si cura da sola. Se manca qualcuno che la sappia vedere e combattere siamo nei guai. In fondo è come essere collusi con quell’anaffettività, è come averla dentro.
Credo che questo sia ciò che affligge quella che noi chiamiamo sinistra. Per questo motivo certi discorsi suonano vuoti e falsi. Per questo non ci si mette in fila per dire “Io oggi vado al seggio e voto”. Per questo, in modo del tutto stupefacente, certi discorsi sono stati sdoganati e sono considerati “normali opinioni personali in fondo da rispettare perché dobbiamo essere buoni e rispettare tutti”.
Allora il nemico più pericoloso è la mancanza di identità che permette ai fascismi di prendere corpo.
Ecco le mie riflessioni sotto gli alberi: forse c’era poca ombra e il sole mi ha dato alla testa.
Maria Giubettini
Cara Maria, non credo proprio che il sole ti abbia dato alla testa! Hai scritto cose assolutamente sensate e condivisibili. Proprio per questo provo a dare un mio piccolo contributo. Senza tuffarmi nel mare dei problemi che hai sollevato, mi limito a bagnarmi i piedi nel bagnasciuga, giusto per sentire la temperatura dell’acqua.
Quando parli di identità anzi addirittura di identità certa ti ricordo che questa parola è sempre stata poco gradita alla sinistra forse sarebbe opportuno cercare di definirla.
“Quello che vedo io è un fronte diviso ma soprattutto mellifluamente infarcito di parole altissime, coltissime, condivisibilissime, parole politicamente corrette ma che risuonano a vuoto perché sono solo parole prive di contenuto ormai…” Hai perfettamente ragione Maria e credo che manchi completamente un pensiero sulla realtà umana. Senza quello non vai da nessuna parte.
Parli di un “No” detto a pelle ed io ti capisco e sono d’accordo ma forse non basta. Può e deve essere un punto di partenza ma non ci si può fermare lì e penso che i libri o meglio alcuni libri potrebbero essere utili per dare forza e certezza a quel No dato a pelle.
In questo periodo si sente tanto rievocare la parola normalità e mi sembra quanto mai evidente quanto questa parola non sia affatto coincidente con quella di sanità come spesso sostenuto in questo blog.
Gli stupri e i femminicidi che si susseguono e l’odio nei confronti di chi ha la pelle nera fanno pensare ad un rapporto col diverso che definire problematico mi sembra un eufemismo.
Se stessimo in ambito psichiatrico non esiteremmo a definire delirante chi parla di invasione o sostituzione etnica per 100.000 persone che arrivano in un paese di 60 milioni di abitanti. Forse riproporre con certezza che si nasce tutti uguali non solo in termini di diritti ma come nascita della propria mente, potrebbe non essere inutile.
Chi non riesce ad andare oltre la realtà fisica e a cogliere la realtà interna dell’altro, è una persona che ha perso la dimensione fondamentale conoscitiva umana In altre parole è uno psicotico grave anche se intelligente e lucido.
Mi fermo qui ma potrei andare avanti per ore. Concludo ricordando l’incipit del nostro blog:
“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.