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RAPPORTO CON LA REALTÀ O PREGIUDIZIO?

RAPPORTO CON LA REALTÀ O PREGIUDIZIO?

Oggi voglio raccontare una cosa che mi è successa la scorsa settimana e che mi ha fatto molto riflettere sul pregiudizio, la paura del diverso e sconosciuto e l’allerta in cui viviamo quotidianamente che rende difficile la fiducia nell’altro e l’apertura verso l’altro. 

In una mattina come tante, arrivo a studio, verso le 10, in ritardo e sempre un po’ di corsa e già immersa con i pensieri nelle cose che avrei dovuto, poco attenta rispetto a quello che mi succedeva intorno. A mala pena noto un camion bianco parcheggiato davanti ad uno dei due cancelli di ingresso, ma non mi faccio molte domande, ci sono sempre operai che aggiustano qualcosa o fornitori che consegnano qualcosa, ordinaria quotidianità. Apro con il telecomando il cancello principale e, mentre attendo l’apertura mi si avvicina un ragazzo: magro, media statura, carnagione scura, non africano ma verosimilmente arabo, occhi nerissimi, capelli, baffi e barbetta un po’ a punta altrettanto neri, uno zaino in spalla. Mi chiede, gentile, se abitavo lì. Subito pensieri si accavallano alla velocità della luce: da dove è sbucato “questo”? è sceso dal camion? perché questa domanda? Il palazzo di studio è molto bello, in una zona molto signorile ed effettivamente potrebbe attirare qualcuno che magari vuole rapinare il riccone che ci abita… ma no dai, è pieno giorno, e poi ci sono i militari con i mitra proprio a 50 metri, proteggono l’ingresso dell’ambasciata Israeliana.. Mi rilasso e rispondo: “no non ci abito, ci lavoro, perché?” “Mi scusi se gle lo chiedo, ma ho chiesto a tutti qui in giro e nessuno mi fa entrare, ho un problema perché devo andare all’ambasciata Israeliana ma ho questo zaino, c’è il computer dentro, e non me lo fanno portare né lasciare da nessuna parte e non so come fare, non è che posso lasciarglielo e poi me lo vengo a riprendere quando ho finito?”… femtosecondi di paralisi e i pensieri più veloci della luce: mmmhhh ma sarà vero? Vorrà entrare per vedere l’interno e poi fare un “colpo” in seguito? Ma dai.. smettila di pensare sempre male… Ma il camion è il suo, non può lasciare lo zaino nel camion? E se non è il suo possibile che non c’è un servizio di custodia in ambasciata? Si possibile, magari hanno paura di attentati e non vogliono custodire oggetti… attentati appunto, e se vuole lasciare lo zaino da noi e farlo scoppiare dopo? L’ambasciata è praticamente attaccata a studio … Guardo il ragazzo, è gentile, educato, sembra sincero… Sì si sembra, ma cosa credi, che gli attentatori vanno in giro con la faccia da matti e con la bomba in mano? È ovvio che sono gentili e che sembrano “normali”… Uffà, che faccio? Lo guardo di nuovo, avrà circa 20/25 anni, ha una faccia aperta, non mi sento in pericolo (a parte le mie paranoie, ma lo so che sono paranoie e non pericoli reali) né sento angoscia, gli occhi non mi sembrano duri o rabbiosi, io non ci riesco a dirgli di no, mi sento una razzista e una che si fa prendere da paure senza senso se gli dico di no, ci starei male. “Sì certo entra” “Grazie, veramente, nessuno mi ha fatto entrare” “E’ che hanno paura” (loro eh, invece tu stai tranquillissima eh, che falsa che sei, ahahah)… Entriamo, posa lo zaino in un angolo e ringrazia ancora. Ma perché non mi chiede come fa a riprenderselo? Non è che sto facendo una cazzata? Sto mettendo in pericolo me stessa e tutti per non dire di no, ecco, sono proprio una radical chich… come diceva mio nonno, si muore per convenienza… Botta di genio: gli chiedo il numero di telefono se non fa storie vuol dire che è sincero… “Senti ma per riprenderti lo zaino come fai? Facciamo così, lasciami il tuo numero e io ti lascio il mio.” Ma mentre ci scambiamo i numeri l’ansia sale: magari il numero è di quelli usa e getta… e gli hai dato pure il tuo!! e magari si fa saltare in aria e la polizia risalirà a te… concorso colposo in attentato… aiutoooo… Vabbè ormai è fatta. “Ciao, a dopo” “Grazie ancora”.

Salgo le scale, mi metto a lavorare, all’inizio il pensiero rimugina su quello zaino… magari vado giù, lo apro e vedo se c’è veramente un computer… e se c’è una bomba e la faccio esplodere? senti, se credi veramente che ci sia una bomba chiama subito la polizia o vai dai militari per strada e digli quello che è successo, altrimenti smettila di farti le pippe e mettiti a lavorare, che è già tardi… No, non credo veramente che ci sia una bomba, è solo una sovrastruttura, lo so… inizio a lavorare, mi dimentico dello zaino, mi dimentico anche del telefono e di controllare se il ragazzo mi chiama per riprendersi lo zaino!!

11,30, un flesh: cazzarola, non ho verificato il tel, e se mi ha chiamato per riprendersi lo zaino? Poveraccio, starà aspettando fuori al freddo! Guardo subito il tel, effettivamente c’era una telefonata alle 11 di Ragazzo Zaino Studio! Cavolo! Sto per richiamarlo ma vedo un messaggio di Ragazzo Zaino Studio: “Buongiorno, grazie mille ancora per avermi fatto lasciare lo zaino. Buon lavoro, Adi” “Ha già ripreso lo zaino?” “si, grazie ancora Se capita a Napoli venga all’acquario faccio la guida lì le farò fare volentieri un giro guidato” “Perfetto, a presto allora”.

Se andrò a Napoli, andrò all’acquario e cercherò Adi, per fare la visita guidata e per sorridergli e ringraziarlo in cuor mio di avermi fatto vivere il confine tra rapporto con la realtà e pregiudizio.

Luigia Lazzaro

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Foto scattata da: Ashutosh-Sonwani
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