QUANDO LA VITA ROVESCIA LA NOSTRA BARCA…
“Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra. Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate con il verbo “resalio”. Forse il nome della qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità, la resilienza, deriva da qui.” (Pietro Trabucchi)
Quando a scuola si inizia a studiare un periodo caratterizzato da un’epidemia si parla sempre di morti, morti e ancora morti. Non c’è mai nulla di positivo ; solo una successione di catastrofi. In classe, però, durante la lezione sulla peste del 1348 è successa una cosa strana: con stupore di tutti siamo finiti a parlare di un capolavoro della letteratura italiana, il Decameron.
Secondo la nostra professoressa è solo grazie alla peste se Boccaccio ha iniziato a scrivere questa meravigliosa opera. Egli avrebbe reagito con vitalità di fronte ad una situazione problematica trasformando una tragedia in un’opportunità.
Boccaccio, dunque, si rende conto che materialmente non può fare nulla e quindi “viaggia con la mente” fuggendo dalla peste di Firenze e “rifugiandosi” nella casa di campagna con i 10 ragazzi della sua opera. Tra l’altro di questi 10 ben 7 erano donne, sarà un caso? Le donne rappresentano forse la libertà?
La domanda che ci siamo posti è: come è possibile che Boccaccio ci sia riuscito ? (CAVOLO! BEATO LUI…)
Di certo non è semplice perché quando si presenta un problema la prima reazione sarebbe quella di fermarci o scappare senza nemmeno provare ad affrontarlo. Un po’ come quando hai un interrogazione che non vuoi fare e cerchi ogni volta di rimandarla o quando durante una navigazione le correnti e i venti sono troppo forti e può capitare che la piccola barca che naviga sui mari si ribalti. Eppure alcune persone, come Boccaccio, riescono a risalire sulla barca e affrontare i problemi. Hanno forse sviluppato l’abilità di “vedere sempre il bicchiere mezzo pieno” e perciò reagiscono meglio alle avversità della vita?
Questo fenomeno è chiamato in letteratura resilienza …del resto anche Epitteto, filosofo greco, diceva: <<non puoi controllare gli eventi esterni ma puoi controllare le tue reazioni ad essi>>…per cui l’interrogazione che tanto odiamo e che rimandiamo continuamente, prima o poi andrà affrontata cercando di portare a casa un buon risultato!. E’ la questione della vitalità …riuscire a vedere il bicchiere mezzo pieno…imparare a non annegare nel mare una volta caduti.
La vitalità, però, dovrebbe camminare per mano con la conoscenza di sé…impresa non facile perché viviamo bombardati da immagini e figure perfette e stereotipate che ci spingono a sentirci fondamentalmente tutti uguali o quantomeno rendono abbastanza complicato essere se stessi…..ma se tu non sei tu, poi come fai a non perderti durante la navigazione?
Forse talvolta non puoi non perderti , nel mare della vita le nostre barche si possono ribaltare facilmente a causa delle correnti e dei bruschi cambiamenti dei venti. L’importante, però, non è quante volte cadiamo in mare, ma se abbiamo il coraggio di rialzarci e di risalire sulla barca a testa alta, pronti per ricadere altre cento volte e risalire altre mille.
Sofia Schievano
Maria Vittoria Straface
Studenti classe 3I del Liceo scientifico G B Grassi di Latina
Bravi bravi bravi…
Bellissima lezione di vita. Auguro a tutti i ragazzi che dopo una caduta ci siano 1000 risalite come sperano Sofia e Maria Vittoria
Splendidi approfondimenti in un bellissimo racconto di giovani vite! Auguri infiniti a tutti per tante belle e affascinanti navigazioni. E se anche il vento contrario dovesse capovolgere la barca, il mio augurio di cuore è quello di risalirci sempre. Arriveranno nuove albe per continuare a vivere la meravigliosa opportunità chiamata Vita.
Rosalba