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Medusa e Perseo 

Medusa e Perseo 

Durante gli ultimi mesi sono rimasta inorridita e sconcertata dalla quantità di stupri e violenze che i giornali hanno costantemente pubblicato. Violenze di gruppo perpetrate da adolescenti sulle loro compagne, violenze in ambito domestico, vendita di minori sul mercato della prostituzione da parte degli stessi parenti. Il tutto reso ancora più insopportabile da dichiarazioni di politici o fidanzati di politici che sembrano usciti da una cultura patriarcale e violenta che tutti speravamo fosse ormai morta e sepolta. Evidentemente però non è così. 

Mi ha colpito molto un articolo che citava, a proposito delle relazioni tra uomini e donne, la scultura di Medusa di Luciano Garbati. Al di là dell’articolo che proponeva una “rivincita” della Gorgone che tiene in mano la testa del suo nemico Perseo, ho guardato attentamente la foto della statua e ne sono rimasta colpita. 

Garbati raffigura una bellissima donna con i capelli di serpente che le adornano il viso come un’acconciatura elegante. L’espressione del viso è di profonda tristezza come a dire che non c’è niente di bello nella sua vittoria. Forse lo scultore voleva dire che non c’è niente di eroico a sopravvivere per un mors tua vita mea. O sopravvive Perseo o sopravvive Medusa.

 Il particolare che mi ha colpito di più però è il fato che pur essendo completamente nuda i genitali sono solo accennati, quasi come quelli di Barbie (altro tema molto in voga negli ultimi mesi). 

Mi sono domandata se questo fatto di non definire e non esporre i genitali femminili sia un’intuizione dello scultore o una sua difficoltà. Forse ci vuole dire che se l’unico modo per sopravvivere ad un uomo è ucciderlo si perde la sessualità. E sarebbe anche corretto affermarlo. Però mi rimane il dubbio che possa essere una carenza di qualcosa. 

Non sono un’esperta d’arte, ma seguendo questo pensiero sono andata a guardarmi un po’ di sculture e (spero di sbagliare) mi è sembrato che i genitali femminili non siano praticamente mai esposti. Tramite veli, foglie o la mano delicatamente appoggiata, non sono mai visibili. Al contrario i genitali maschili sono mostrati con una certa dovizia di particolari. Perché? C’è un problema con i genitali femminili? Cosa hanno di strano o perturbante? Da medico e da un punto di vista anatomico risponderei: assolutamente niente. Ma probabilmente sarebbe una visione molto superficiale. È solo il vecchio adagio freudiano: “paura della castrazione” oppure c’è qualcosa di più? C’è una possibilità, rappresentata dai genitali femminili, che va spezzata con la violenza? Non ho una risposta ancora. 

Penso però che il fatto che in scultura ci sia una difficoltà a rappresentare una donna per ciò che è interamente e senza veli possa avere un significato. Al contrario in pittura ci sono molti esempi di artisti spregiudicati che hanno fatto opere meravigliose senza crearsi il minimo problema. Penso a Modigliani, a Picasso e tanti altri. Sarà perché la pittura è bidimensionale, è ancora “controllabile” mentre la scultura essendo tridimensionale turba di più? 

Magari sto dicendo un sacco di cavolate e qualche artista che ne sa più di me mi risponderà. 

Però mi rimane un pensiero: la donna vista intera per quello che è crea problemi…o almeno sembra così. Allora la si fa diventare pudica, angelicata, moglie, madre e Angelo del focolare. Brava ragazza. E se lei non si adatta a questo ruolo si è autorizzati allo stupro e alla violenza come sostiene il fidanzato della Meloni. 

Però ogni tanto qualcuno c’è che ci vede per ciò che siamo. Il mio sonetto preferito di Shakespeare e’ il numero 130 che lui scrisse per prendere in giro i poeti del dolce stil novo: 

Niente simili al sole gli occhi della mia bella 

Ben più rosso e’ corallo che il rosso delle sue labbra

Se neve è bianca, che, lei scure ha le mammelle

Se i capelli son crini, nero crine le prospera sul capo

Screziate rose ho visto, rosse e bianche, 

Ma tali rose sulle guance sue non vedo

E in parecchi profumi è assai maggior delizia 

Che non nel fiato che la mia bella rende

Adoro il suo parlare eppure so bene 

Che musica ha concerti assai più grati

Dea non vidi mai, confesso, camminare:

La mia bella se ne va coi piedi sul terreno.

Eppure, per il cielo, io la stimo tanto rara,

Qual donna mai tradita da strambi paragoni. 

Gioia Piazzi

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