Skip to main content

GASLIGHTING

GASLIGHTING
Golshifteh Farahani: “Non è stata neanche una decisione ragionata, ma una scelta carnale. Non sono stata io a decidere, è il corpo che è andato avanti e ha cominciato a scrivere e a denunciare gli orrori della dittatura”.

Giorni fa mi sono imbattuto in un articolo di Repubblica sul gaslighting, che viene definito come “manipolazione psicologica che durante un lasso di tempo prolungato induce la vittima a mettere in dubbio la validità dei propri pensieri, la propria percezione della realtà o dei ricordi, e porta a confusione, perdita di sicurezza e autostima, incertezza delle proprie emozioni e salute mentale”. Ma la cosa che mi ha colpito non è tanto questa definizione perché ovviamente noi abbiamo la possibilità di avere accesso a strumenti teorici ben più sofisticati di questi, la coppia schizoide/depresso la conosciamo da tempo e ne abbiamo anche parlato in passato su questo blog. Inoltre limitare la violenza psicologica alle parole mi sembra un po’ poco.

Mi ha colpito invece vedere che gaslighting è la parola dell’anno 2022 perché è stata cercata su Internet moltissime volte, addirittura si parla di un aumento di ricerche del 1740%! Questo elemento mi ha confermato quello che sostengo da tempo e cioè che c’è uno scollamento ormai ben visibile tra la psichiatria ufficiale, quella dei convegni, della ricerca del gene a tutti i costi, e il pensiero invece della gente comune che attribuisce sostanzialmente al rapporto interumano la causa della malattia mentale. Ormai se un ragazzino è irrequieto c’è subito pronta la diagnosi di ADHD e quindi di una predisposizione genetica, per non parlare di chi ha, non so, il problema di essere disattento e via dicendo. Anche di questo abbiamo parlato tantissimo su questo blog ma la cosa interessante è che evidentemente la gente comune non crede affatto a queste cose. Forse dovremmo dire paradossalmente che siamo tutti “geneticamente” predisposti alla malattia mentale perché, pur nascendo tutti sani, abbiamo tutti un assoluto bisogno, fin dai primissimi istanti della nostra vita, del rapporto interumano valido per stare bene altrimenti ci ammaliamo. Per cui parlare di predisposizione genetica è come parlare dell’aria fritta perché manca l’elemento che attiverebbe quell’ipotetico gene. E noi diremmo, come pensa ormai tantissima gente, che quell’elemento è l’altro con cui si entra in rapporto. La smania di poter misurare e quantificare, per dotarsi di una identità scientifica, ha portato la psichiatria organicista e gran parte della psicoterapia, a perdere di vista l’oggetto di studio che è fatto di realtà non misurabili, ma non per questo non conoscibili, quali gli affetti, la rabbia, l’odio, l’invidia, l’anaffettività, ecc., tutte cose che si dinamizzano all’interno del rapporto interumano. Il depresso non esisterebbe se non esistesse lo schizoide lucido ed anaffettivo. Non esiste malattia mentale che non nasca nel rapporto umano, ovviamente malato e violento. E il gaslighting non è che una delle tante forme che può assumere la violenza psicologica che genera malattia. La patologia che esula dal rapporto umano attiene alla neurologia e non alla psichiatria.

Sempre su Repubblica c’era poi un’intervista a Rita Raucci, autrice e interprete di “Io vivo per te” che è un corto che racconta una tipica relazione affetta da gaslighting. Ad un certo punto di questa intervista l’autrice risponde che il gaslighting non è una violenza di genere ma lo diventa per un fatto statistico perché le donne sono le vittime più numerose. A questo proposito mi è subito venuta in mente la situazione delle donne in Iran rispetto alla quale ho la sensazione, forse mi sbaglio, che non si faccia abbastanza per difendere e sostenere la protesta di queste giovani donne, affiancate da tanti ragazzi, che stanno rischiando quotidianamente la vita. Protesta che non riguarda tanto i diritti civili, cioè la possibilità di essere equiparate agli uomini nella scuola e nel lavoro, sicuramente c’è anche quella ma forse la protesta è più sottile, meno razionale e riguarda l’identità femminile. È una ribellione contro lo sfregio, la negazione dell’identità femminile, quella che ti uccide dentro. Credo che ci troviamo di fronte ad una svolta epocale, che non riguarda soltanto le donne iraniane. Noi occidentali riusciamo a batterci per i diritti civili delle donne, per le pari opportunità, in Italia abbiamo anche una donna a capo del governo. Ma per quanto riguarda la negazione dell’identità femminile non siamo poi così distanti dall’Iran, anche se il tutto è molto più nascosto, più invisibile. La bellezza travolgente, orgogliosa e misteriosa che emana da quei volti senza velo ci parla di qualcosa che non è riducibile alla ricerca di essere socialmente considerate come i maschi. E non è solo di più, è altro.

Sarà forse per questo che non si fa abbastanza per loro? 

Marco Michelini

EmailWhatsAppFacebookTwitterLinkedIn
Seguici sui social

Comments (1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GASLIGHTING
Golshifteh Farahani: “Non è stata neanche una decisione ragionata, ma una scelta carnale. Non sono stata io a decidere, è il corpo che è andato avanti e ha cominciato a scrivere e a denunciare gli orrori della dittatura”.
Rimani aggiornato! iscriviti alla nostra newsletter