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DUE MINUTI DI SILENZIO

DUE MINUTI DI SILENZIO

Guardo la mia carta d’identità e leggo “donatore di organi”. La stessa frase che immagino sia su molti altri documenti soprattutto di miei colleghi medici.

Penso a quello che è successo la scorsa settimana: una donna, una psichiatra, è stata brutalmente aggredita da un uomo, un suo ex paziente e purtroppo è morta. Ci hanno detto, in tutti i servizi di psichiatria, di osservare due minuti di silenzio in onore della collega, ma io dopo tutto questo non ho più voglia di stare in silenzio. Lo stesso silenzio nel quale le istituzioni hanno firmato l’ora del decesso della sanità pubblica. Lo stesso silenzio che avvolge la psichiatria da decenni per evitare di pensarci, per girarsi dall’altra parte. Poi quando accadono episodi così violenti ci si accorge che la malattia mentale è una cosa seria e che medici come Barbara la combattono con armi spuntate, zero risorse, niente personale e una ideologia per cui la libertà del malato vale più della vita di chi cerca di curarlo. Questi due minuti di silenzio mi sono sembrati come un’imposizione, l’ordine di continuare a tacere.

Mercoledì sera in diverse città molti psichiatri si sono riuniti in fiaccolate per salutare Barbara, ma soprattutto per protestare. Eravamo tanti, ma solo psichiatri.

Invece io vorrei manifestare, magari in piazza, circondata non solo dai colleghi che si occupano di salute mentale, ma da tutti i medici, indipendentemente dalla specializzazione, dagli infermieri e magari anche da tutti i cittadini. Vorrei che le persone capissero che combattere la malattia, qualsiasi malattia fisica o psichica, è un atto di amore. Non quello romantico, non le coccole, il bisogno, il sostegno, ma quello fatto di serietà, passione e interesse per gli altri. L’amore vero. Invece noi medici siamo la categoria più aggredita dopo le forze dell’ordine e siamo disarmati. Non perché non portiamo la pistola, ma perché siamo gli ultimi rimasti in piedi a reggere una sanità pubblica che sembra non interessare più a nessuno. 

So che il mio è un articolo triste e anche un po’ incazzato, ma Barbara meritava di meglio. Meritava più di due minuti di silenzio. E lo so perché con il suo ultimo gesto, donare gli organi, ha salvato altre 5 persone oltre a tutte quelle che ha salvato in decenni di carriera. Eh già, l’amore, quello vero. 

Gioia Piazzi

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