Assalto alla Dose Booster vs No-Covid/No-Green Pass: libertà esattamente di cosa?
La scorsa settimana sono stata in fila per oltre tre ore per fare la terza dose c.d. addizionale o booster del vaccino anti Covid-19. C’era una marea di gente. Del resto non c’è da stupirsi, i report ufficiali dei vaccini anti Covid 19 del Ministero della Salute riportano che a pochi giorni di distanza dallo sdoganamento della dose booster, circa il 46 % della popolazione potenzialmente oggetto di richiamo lo ha già fatto. E più in generale, circa l’88 % della popolazione over 12 ha ricevuto almeno una somministrazione del vaccino. Se al restante 12 % togliamo quelli che il vaccino lo farebbero, ma non possono farlo per questioni sanitarie (immunodepressi, in cura con farmaci incompatibili, allergie o rischi specifici, ecc…) o altre ragioni contingenti, in effetti la percentuale di chi è ancora restìo è molto bassa.
Le due categorie che si oppongono al vaccino sono i c.d. no-vax e i no-green-pass: i no-green pass apparentemente non negano l’esistenza del virus o la sua pericolosità, ma l’efficacia della misura del green-pass, considerandola uno strumento “politico” che limita la libertà di movimento e di scelta. Una visione “parziale”, che non tiene conto della complessità di scelte che devono trovare un delicato equilibrio tra tutela della salute e delle necessità socio-economiche, ma comunque un punto di vista. Anche se poi non si capisce perché in nome di un principio si espongono ed espongono gli altri al rischio di contagio. Crollo ma non mollo? O sotto sotto in fondo anche loro negano l’esistenza del virus o la sua effettiva pericolosità? I no-vax esprimono invece più apertamente paure disparate, con argomentazioni senza fondamento scientifico; molti di loro sfociano in deliri veri e propri, completamente astratti, negano la realtà dei fatti, non si fidano della scienza, altri sono più “moderati” e semplicemente non hanno fiducia nelle scelte politiche che ritengono “interessate” (come biasimarli… effettivamente..) e determinate da interessi diversi dalla salvaguardia della salute pubblica, non si fidano della comunicazione divulgativa dei media, che ritengono anche qui “pilotata” dalle scelte politiche (anche qui, come biasimarli…), e si sentono solo manipolati. Altri ancora seguono approcci alternativi alla medicina tradizionale e si sentono di dover sottostare a imposizioni contrarie alle proprie convinzioni. Insomma, persone che possono e devono essere lasciate “libere” nelle proprie credenze, ma che non rappresentano certo il pensiero della maggior parte dei cittadini, che ha invece scelto di vaccinarsi.
Eppure, nonostante questo, da mesi non si sente altro sui media e sui social della polemica dei no-vax o dei no-green pass. Cioè si dà un risalto mediatico enorme ad una minoranza della popolazione che in fondo potrebbe anche essere trascurabile… non dico che la minoranza vada trascurata o ignorata, ma certo nemmeno farne il centro del dibattito sociale e politico del momento…tanto da tenere in ostaggio le decisioni politiche. E invece, sul tema si fanno dibattiti ovunque, l’opinione di scienziati, politici, intellettuali è contrapposta a quella della gente comune, l’argomentazione del dissenso è lasciata allo “scaricatore di porto” (con tutto il rispetto per questa categoria professionale, assolutamente rispettabile e utile, ma forse non propriamente centrata se deve esprimere un pensiero da contrapporre alla scienza) o alla così detta “casalinga di Voghera” (termine di antica memoria, usato nella comunicazione commerciale di qualche tempo fa per rappresentare la fascia media della popolazione femminile…poi dicono che le donne non hanno conquistato uno spazio sociale… in effetti oggi la popolazione femminile media non è rappresentata dalla casalinga di Voghera… ma il paragone per rappresentare la cultura media delle argomentazioni di un no vax mi sembra ci stia tutto). Insomma, evidenze scientifiche contro chiacchiere da bar, riflessioni socio politiche più o meno pacate e che seguono un filo di pensiero, condivisibile o meno, ma supportato da dati concreti, contro reazioni dettate da paure a volte anche giustificate ma più spesso senza logica e disancorate dalla realtà, angosciate. Il leader politico, lo scienziato e il tatuatore trascina-folle. Visioni della complessità contro visioni parziali del problema, a volte anche argomentate civilmente, ma spesso, troppo spesso, scomposte e allarmate, fuori misura, e anche qui, troppo spesso, urlate con una rabbia e un’aggressività che nascondo altro, molto altro. Il tutto sullo stesso piano del dibattito. Da mesi. Perché?
Siamo sicuri che la questione è che si sta limitando la “libertà” di alcune persone di seguire le proprie convinzioni? A me a volte viene da pensare invece che forse sono queste persone (e chi gli da troppo spazio) che tentano di “cristallizzare”, di limitare la libertà di movimento di chi, pur con legittimi dubbi e paure, sceglile di reagire e di cercare la strada per opporsi al virus e ritrovare una “normalità” di vita e di relazioni sociali da troppo tempo persa. Non è che dare così ampio spazio a “credenze” che negano il pericolo, o a convinzioni tanto radicate da portare ad esporsi ed esporre a pericoli, forse è sbagliato? Non è che forse si sta regalando un’identità di “opposizione”, un’identità di “pensiero” a un fenomeno che va studiato, che va capito, ma va anche relegato a quello che è: una minoranza di persone che dissentono in maniera troppo spesso scomposta, astratta, violenta o incongrua tanto da far chiedere cosa ci sia dietro al “dissenso”. Ecco, iniziamo a chiederci questo. Cosa c’è dietro quel tipo di dissenso? E andiamo a vaccinarci.
Luigia Lazzaro
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