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ADESSO BASTA!

ADESSO BASTA!

Il 25 novembre ero tra l’infinito mare di gente che dal Circo Massimo ha manifestato in modo commovente e composto a favore delle donne, contro la violenza. Sono arrivata un po’ in anticipo rispetto all’orario previsto nella prima giornata fredda dalla fine dell’estate. Il cielo però, nonostante il clima rigido, era incredibilmente limpido e il sole, prepotente, splendeva fiero.

Sentivo che “esserci” era necessario. Penso che questo fosse un sentimento condiviso. Donne, uomini, bambini. Tutti lì. E c’erano tantissimi adolescenti, i loro slogan, la loro grinta. La loro bellezza.

Ho pensato per un attimo a chi spesso giudica i ragazzi dei giorni d’oggi come irresponsabili, superficiali, senza ideali e privi di coraggio per difendere il loro presente e il loro futuro. Queste persone avrebbero dovuto vedere i volti di tutti i giovani e giovanissimi che sabato erano in piazza a far sentire la loro voce; volti che sono sicura somiglino molto ai ragazzi che scrivono su questo blog.

Centosei le donne uccise fino ad oggi. Portavano tutte il nome di Giulia. Si, perché l’ennesima donna strappata al mondo, stavolta ha scosso tutti, in un modo più profondo, più intimo.

Mi chiedo spesso, da quando è accaduto, perché la morte di Giulia ha provocato questa detonazione. Il dolore mi ha fatto saltare in aria ed è arrivato più veloce del suono, più veloce delle parole utilizzate per descrivere e raccontare la violenza e la crudeltà dei fatti.

Anche questo mi sembra essere un sentimento condiviso.

Forse avvertiamo l’urgenza di imporci su tutti i livelli e fare davvero qualcosa adesso.

Forse perchè sentiamo nei confronti della donna una violenza millenaria che non ha più senso di esistere; le donne sono libere, si realizzano, scelgono per la loro vita, hanno una loro identità che prescinde dalla scelta di sposarsi o avere figli. Non sono più ubbidienti e non stanno più zitte. Allora è forse per questo che l’ennesimo fatto di cronaca non resta un fatto isolato di malattia mentale ma rappresenta un evento collettivo che va a rappresentare la negazione dell’identità femminile e porta a galla una violenza sottile e latente, che periste e non si manifesta soltanto con l’atto dell’omicidio.

Come ho già ammesso, qualche volta… rubo! Rubo tantissimo quando vedo o sento qualcosa di bello. E ve ne voglio dare la prova raccontandovi questo scambio di parole che si sono imposte come il sole nella rigida giornata fredda.

Sabato mentre aspettavo i miei amici per percorrere insieme le strade di Roma sento un uomo che teneva tra le braccia sua figlia molto piccola che chiacchierando con un suo amico dice: “sono qui per me, per le donne e per lei”; “lei” la piccola meraviglia che teneva stretta con una specie di marsupio gigante, una fascia tutta colorata.

Vi ho raccontato questo episodio perché ascoltando queste parole mi è balzato alla mente il piano del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: inserire nelle scuole superiori un progetto dal nome “Educare alle relazioni”. Sono certa che questa proposta nasca con le migliori intenzioni ma non riesco a non pensare che sia l’ennesima opportunità negata alle famiglie di occuparsi personalmente e avere quindi la responsabilità di crescere i figli in un modo sano e di chiedere aiuto per sé stessi e i loro figli se qualcosa non si muove nella direzione in cui dovrebbe muoversi l’affettività necessaria per saper amare ed essere amati.

L’essere umano non nasce assassino. Cosa accade quindi nella mente di una persona che arriva a compiere un tale gesto va indagato, va prevenuto e va riconosciuto.

Sento dire troppo spesso: “può succedere a chiunque di perdere la testa e commettere un errore”.

NO! Non può succedere a chiunque e chiamare “errore” o “impulso” uccidere qualcuno è violento. Anche solo pensare questo lo è.

Giulia non c’è più. Come tante altre morte per mano di chi non sopportava la loro libertà. Non sopportava l’idea che si innamorasse di un altro o realizzasse i propri sogni, se stessa.

Questa è malattia. Le cose vanno chiamate col loro nome.

Il clima è rigido, ma io ho visto il sole splendere prepotente nel cielo limpido sabato. E aveva il profumo della speranza nelle cose che cambiano e il suono delle voci che all’unisono cantavano di libertà.

Valeria Verna

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