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Lettera a un amico lontano

Lettera a un amico lontano

Caro amico, 

Nelle ultime settimane ti ho pensato spesso. Ti immagino lì in Israele e non so come ti senti. 

Ho pensato al tuo popolo che nella storia si è sparpagliato per il mondo e ha pensato di poter vivere insieme, accanto ad altri popoli senza dover rinunciare a se stesso ed è stato deluso, violentato e perseguitato. Ho pensato al popolo palestinese che viveva sulla terra senza credere di dover per forza possederla o di dover costituire uno Stato. Ho pensato che l’idea che muoveva entrambi era la certezza di esistere senza dover ubbidire a delle stupide regole, a delle istituzioni, al pensiero occidentale che si esiste solo se si possiede qualcosa. 

Da qualche settimana il mondo è più povero e mi sento più povera anche io. Due popoli vittime si stanno uccidendo a vicenda. 

Caro amico non sono i palestinesi che ti hanno fatto del male. Sono stata io.  Ti ho spezzato il cuore facendoti credere che non devi esistere così come sei, sei sbagliato, inammissibile, vai annientato, devi sparire. Devi avere uno Stato, possibilmente lontano da me, devi stare con i tuoi simili perché i diversi sono pericolosi, devi difenderti sempre, devi avere soldi per comprare cose e se non hai ricchezze le devi prendere a qualcun altro. 

Sono io che ti ho infettato con questi pensieri, ti ho fatto del male e ti ho reso simile a me e ora tu aggredisci qualcuno che forse ti ricorda qualcosa che hai perso. Non hai pensato che ero io che sbagliavo? 

Ora però ho bisogno che ti fermi. I miei nonni, i tuoi nonni, le vittime, i carnefici, i complici, sono tutti morti da tempo. Ci siamo io e te. Io ho la MIA casa, la MIA macchina, la MIA famiglia, i MIEI amici. Ho tutto e non sono niente. Possiedo cose e persone invece di essere e stare con gli altri.

Se riusciamo a liberarci della tua rabbia, della mia stupidità, della nostra paura forse possiamo cambiare. Insieme possiamo dire che i popoli esistono e non dovrebbero correre il pericolo di scomparire perché sono diversi, perché non hanno uno Stato, perché non hanno pensato di doversi difendere dagli altri. Che sparare, buttare bombe, uccidere è sempre e comunque disumano, atroce, inammissibile. 

Sono sempre i Nomadi, gli ingenui a pagare la prepotenza occidentale. Ma non deve essere per forza così.

Caro amico, se è l’Occidente che ti ha fatto diventare così allora l’Occidente ha la responsabilità di fermarti. Di dirti che devi urlare in faccia a noi il tuo dolore. 

Non trasformarti in ciò che ti abbiamo fatto. Non fare, non avere, ma sii te stesso. 

Gioia Piazzi

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