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LA FELICITA’ PUO’ ESSERE UNA SCELTA

LA FELICITA’ PUO’ ESSERE UNA SCELTA
“Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso” Nelson Mandela

Sapevate che le olimpiadi originariamente erano una occasione per fare una tregua dalle guerre e che successivamente quei cerchi colorati, che ne sono il simbolo, andavano a rappresentare i cinque continenti uniti tra loro come a descrivere quel senso di umanità, vicinanza e unione che dovremmo sentire reciprocamente tra noi tutti abitanti del globo terrestre?

Nel bene e nel male, nei vari periodi storici, le Olimpiadi hanno rappresentato un po’ il momento che attraversavano; in un certo senso sono state un meraviglioso palcoscenico dove ribellarsi alle ingiustizie e alle disuguaglianze. Pensate che soltanto nel 1922, grazie ad una nuotatrice e canoista francese Alice Milliat, le donne poterono partecipare ai giochi olimpici;

nel 1936 Jesse Owens, atleta nordamericano, vinse ben quattro medaglie d’oro; niente di strano se non fosse che le gare si disputarono a Berlino e che un uomo di colore osò alimentare, così facendo, il dubbio che l’ideologia razzista del nazismo non si poggiasse su solide fondamenta nel sostenere una certa superiorità della razza bianca!

Tornando alle prime righe mi piacerebbe sottolineare che purtroppo in occasione dei giochi olimpici le guerre non si fermano più e che quei cinque cerchi colorati sembrano più distanti che mai. Ma questa è, forse, un’altra faccenda.

Nessuna lezione di storia, ne tanto meno morale. Vorrei solo arrivare al punto spiegandovi cosa mi ha spinto a voler condividere alcune riflessioni.

Di queste Olimpiadi si potrebbe raccontare più di un episodio. Ma su uno in particolare mi vorrei soffermare.

Succede che Benedetta Pilato gioisce del suo quarto posto in una gara di nuoto (100 metri in stile rana) e che l’incredula intervistatrice esordisce con un: “ma veramente!!!”. A me sarebbe bastato già quello per indignarmi, ma poi non contenti di averla derisa in mondovisione, un’altra ex atleta, che commenta dagli studi, la definisce dapprima stupida chiedendosi se ci fa o ci è e poi bugiarda…perché non è possibile che sta dicendo davvero di essere felice!

Benedetta ha 19 anni e ha impartito una bella lezione ad un sacco di persone rispondendo successivamente che per lei era comunque un sogno che si avverava essere arrivata a gareggiare a quel livello.

Spesso non si tiene conto dello stress fisico ed emotivo a cui vengono sottoposti bambini, adolescenti e ragazzi nel tentativo di renderli perfetti e vederli primeggiare ad ogni costo. A discapito di chi sono, di cosa vogliono, dei loro tempi, della loro felicità.

Nel 2021 una giovane ginnasta, Simone Biles, si ritira per un po’ dal mondo delle competizioni affermando: “…Devo fare ciò che è giusto per me e devo concentrarmi sulla mia salute mentale. Dobbiamo proteggere la nostra mente e il nostro corpo piuttosto che fare ciò che il mondo si aspetta da noi…”. Dichiarò di sentirsi completamente schiacciata dalle aspettative che gli altri avevano su di lei e che per questo sentiva l’esigenza di “ritrovarsi” e capire che il suo valore non era determinato dalle medaglie che riusciva ad ottenere.

E per la cronaca, Simone è tornata e mi sembra che la pausa le sia servita. Non è vero che chi si ferma è perduto, spesso chi si ferma si ritrova!

Ora…certamente prendo ispirazione da questi avvenimenti per un motivo ben preciso oltre che per il dispiacere che mi genera vedere una ragazza felice del suo traguardo trattata in quel modo.

Ma cosa ci dice tutto questo?

Da quando scrivo su questo blog ho affrontato spesso il tema relativo alle iper diagnosi in età evolutiva e adolescenziale; ho detto spesso che soprattutto negli ultimi anni, mi sembra si chieda ai più piccoli di essere tutti in un certo modo, con gli stessi tempi e gli stessi risultati. Forse è questo il problema di questa epoca?

Questa costante richiesta di perfezione, dove chi resta indietro è sbagliato, chi non rispetta le aspettative è sbagliato, dove chi è felice del suo terzo posto è un perdente o uno stupido?

Ho iniziato questo articolo raccontando di come le Olimpiadi abbiano permesso in passato di affrontare temi come: l’importanza di avere tregua dalle guerre, di vedere un mondo più unito (come quei cinque cerchi colorati che si abbracciano), di non avallare discriminazione tra sessi, della stupidità del razzismo.

Ecco…allora mi piace pensare che queste siano le Olimpiadi dove la felicità può essere una scelta.

Magari è questo il messaggio che milioni di persone, bambini, ragazzi devono sentire forte e chiaro. Magari davvero ciò che conta è chi sono e non quello che faccio, le medaglie che vinco o il posto che occupo sul podio.

Benedetta lo sa che sarà ricordata per sempre per questo esempio di bellezza e grandezza e che forse non avrebbe potuto vincere gara più importante di quella che ha disputato condividendo la sua gioia e conquistando il rispetto di tutti noi?

Si! Perché ci vuole coraggio ad essere se stessi. Forse anche ad essere felici.

… chissà che non troveremo il modo di farglielo sapere!

Valeria Verna

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