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Il Nord in fiamme

Il Nord in fiamme

Negli ultimi anni abbiamo assistito sempre più frequentemente allo scoppiare di terribili incendi. Colpisce il fatto che la maggior parte delle regioni investite da queste calamità sono fredde e ricche di acqua. Prima la Russia e ora il Canada passando per l’Australia.

Sorprende pensare che alcuni di questi Paesi, in genere coperti di neve oppure verdi e rigogliosi, siano ora oppressi da temperature altissime e avvolti nelle fiamme.

Non sono un’esperta di cambiamento climatico quindi vorrei affrontare il tema da un’altra prospettiva: quella umana.

Guardando le immagini del nostro pianeta sale alla mente subito una domanda: ma perché non ci fermiamo?

Si, perché ormai non si tratta più di fare dei piccoli cambiamenti nel nostro comportamento per poter ripristinare un equilibrio. La verità è che dobbiamo fermarci e cambiare totalmente il nostro modo di pensare e di agire. Sembra ovvio eppure è complicatissimo. Da dove nasce questa difficoltà?

Sembrerebbe ovvio che gettare rifiuti negli oceani o seppellire tonnellate di scorie industriali sia sbagliato e suicida eppure troppo spesso chiudiamo gli occhi. Troppo spesso ci sentiamo impotenti difronte a fabbriche, industrie e governi.

Provo a rispondere a questa serie di affermazioni partendo da una costatazione che può sembrare lontanissima dall’argomento di questo articolo: gli esseri umani si cercano. Ovvero, se si appartiene a questa specie, la cosa che più conta, soprattutto all’inizio della nostra vita, è la presenza (fisica e mentale) degli altri. Nasciamo prole inetta cioè nasciamo incapaci di camminare, di vedere, di parlare, di scappare. La natura può ucciderci in un istante e in un istante noi alla nascita chiudiamo gli occhi e la facciamo sparire e contemporaneamente speriamo che qualcuno si prenda cura di noi e ci permetta di sopravvivere e di crescere. Tutto ciò che non ci da speranza, calore, amore non esiste. La natura non esiste.

Solo dopo tanto tempo torniamo a fare i conti con il mondo che ci circonda. Dopo che abbiamo imparato a camminare da soli, a vedere cosa c’è vicino e lontano da noi e a quel punto ci dovremmo sentire più sicuri, fieri di noi e salvi. Ma forse non basta neanche lo svezzamento e l’infanzia per avere un rapporto esatto con la realtà. Forse serve di più. Forse serve arrivare all’adolescenza e confrontarsi con gli altri e in particolare con chi è diverso da noi per poter veramente vedere e capire tutto il mondo.

Invece troppo spesso questo sviluppo sano non avviene. Può accadere che la crescita del nostro corpo sia perfetta ma la nostra mente non sia riuscita a divenire adulta. E allora cosa succede?

Accade che si rimane indietro e le altre persone vengono sfruttate perché devono continuare a soddisfare i nostri bisogni e la natura continua a non esistere, se non come mera materia da svilire e utilizzare a nostro piacimento.

È così che alcuni (purtroppo dovremmo dire molti) non riescono a provare più un’armonia tra loro stessi, gli altri e il mondo naturale che li circonda.

Per citare Greta: la verità è che non abbiamo più tempo. Non abbiamo più tempo da perdere con persone che vedono il mondo solo parzialmente, che lo rendono invivibile, che fanno credere agli altri che la vita sia solo una successione di giorni di lavoro per guadagnare e comprare cose inutili. Non dovremmo più concedere tempo e attenzione a chi considera la dolcezza verso la natura o gli esseri umani una cosa infantile.

Forse dovremmo invece cominciare a dire no: non siamo noi gli stupidi, non siamo noi gli ingenui.

Spesso è proprio dicendo no che si comincia a pensare a qualcosa di diverso. E magari si potrebbe arrivare a immaginare una nuova vita, una nuova speranza.

Gioia Piazzi

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