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UNIRE I PUNTINI

UNIRE I PUNTINI

Seguendo gli ultimi articoli sul blog, in particolare il “dibattito” stimolato dalle domande dei ragazzi del Liceo G.B. Grassi sul rapporto uomo-donna, mi è tornato in mente un tema attuale quanto storico, quello della ribellione..

Nelle ultime settimane in tv sono state trasmesse le immagini delle proteste e dei (violenti…) scontri avvenuti in Francia a seguito della decisione del Governo locale in merito all’elevazione dell’età pensionabile da 62 a 64 anni e mi sono domandato perché una risposta tanto rumorosa ad una imposizione “produttiva” (e disumanizzante) non sia stata “sentita” anche al di qua delle Alpi, così mi è venuta in mente la storia della Rivoluzione Francese, e delle rivoluzioni in genere.

Nel ‘500 Copernico fa la sua, e il mondo (vabbè, l’universo) non sarà più lo stesso..

Nel ‘700 i Francesi fanno la loro, e nasce la borghesia..

Un secolo dopo in Inghilterra c’è quella Industriale, che porterà alle proteste per le condizioni lavorative degli operai, e nascono i sindacati..

Del ’68 si sa un po’ tutto (rivolte, repressioni, lotta armata, morti e feriti..) crollano le ideologie, le appartenenze politiche si fanno talmente sfumate da non riuscire quasi a distinguerle, e solo pochi anni dopo ecco arrivare la Rivoluzione Informatica e nascere…

Già, che è successo dopo?

Vabbè in qualche modo ci siamo ancora dentro un po’ tutti, però di sicuro il mondo, un’altra volta, non è più lo stesso: nascono i social network e tutto è più grande, o se volete più piccolo, più vicino e a portata di mano o più distante e irraggiungibile.

Dipende dai punti di vista.

E allora mi piace riportare alcuni interrogativi posti dalla giovanissima Emma, rappresentante del Sindacato degli Studenti Universitari di Padova all’apertura dell’Anno Accademico della sua Università, di fronte a Ministri, Rettori, Cardinali, Giornalisti (insomma Istituzioni) e tanti collegamenti on line..

Quand’è che formare è diventato per-formare?

Da quando siamo visti e giudicati per quello che facciamo e produciamo e non per quello che siamo e sentiamo?

Vogliamo il diritto allo Studio e alla Salute Mentale: un diritto, non un privilegio.

Vogliamo essere, non meritare.

Come si dice a Cambridge.. @tantaroba!

Mi sono talmente appassionato che sono andato a cercare sul sito della Rete degli Studenti Medi e Universitari e ho scoperto un movimento che ha sedi in gran parte delle città d’Italia, organizzato e ostinato, portavoce di tante iniziative per i diritti degli Studenti.

Sul sito dell’UDU (Unione Studenti Universitari) ad esempio si legge:

“…aderiscono ogni anno circa 10.000 ragazzi e ragazze attorno ad un modello organizzativo inedito in Italia: il sindacalismo studentesco… nasce dal riconoscimento della centralità dello studente e dei suoi bisogni, del suo essere soggetto sociale, e quindi autonomo dalla famiglia… si batte quotidianamente negli atenei per creare un sistema che garantisca il reale diritto allo studio… che assicuri a tutti gli studenti un sistema di rappresentanza in grado di promuovere la democrazia e la partecipazione studentesca in ogni ateneo, che garantisca il libero accesso al sapere… è il luogo ideale se vuoi essere partecipe fino in fondo del mondo in cui vivi, se vuoi divertirti, se vuoi essere informato, se vuoi sentirti impegnato”

Su quello degli Studenti Superiori invece ho trovato questo:

“… siamo una rete indipendente dai partiti, che si batte quotidianamente per difendere e implementare i diritti degli studenti…… rappresentando un luogo importante di elaborazione condivisa… siamo un sindacato studentesco: contrattazione, rappresentanza e conflitto sono le parole d’ordine che guidano la nostra azione quotidiana… siamo contro ogni discriminazione per orientamento sessuale, nazionalità, appartenenza ideologica e di partito… chiunque può aderire basta essere uno studente delle scuole superiori e condividere i nostri valori..”

Mi viene voglia di iscrivermi ma..  che significa essere indipendente dai partiti?

Avere un pensiero su di se e sugli altri vuol dire per forza appartenere a qualcosa o essere partecipi di un ideologia? Avere dei valori (e condividerli!) è o no partecipazione e… a che cosa?

E’ come se la nausea che certe stagioni politiche hanno lasciato, e ancora producono, avesse indotto i ragazzi a ribellarsi e allontanarsi fino a diventare apolitici ma.. cosa significa questa parola?

Cioè, mi domando proprio, ma si può esserlo?

Secondo me se uno ha un pensiero in qualche modo è già politico, poi può non riconoscersi in quel determinato partito, circolo, rappresentante ecc. però un vecchio slogan degli anni ’60 ricordava proprio che il personale è politico.

Allora mi domando e un po’ lo domando anche ai ragazzi del Liceo Grassi e non solo, ma come si fa ad unire tutti sti puntini?

Che immagine (e che voce!) potrebbe venirne fuori?

Si può fare solo in rete (cioè su Internet) o a volte la rete oltre che unire e sostenere può anche imbrigliare e silenziare?

Se ribellarsi è difficile, sapersi ribellare è la ricerca delle ricerche, perché vabbè che siamo a due passi dal Vaticano però mica uno può sempre porgere l’altra guancia, pure perché quando giri la faccia finisce che guardi da un’altra parte…

Insomma,  mi viene in mente la frase di un poeta Americano

Eravamo insieme, tutto il resto del tempo l’ho scordato…

Marco Randisi

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Foto scattata da: Matheus Bertelli
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