La prima-vera scuola
Cari studenti,
così di solito iniziano le lettere e mai, come in questo momento, l’aggettivo “cari” mi sembra indispensabile per poter comunicare con voi.
A distanza di un anno dall’inizio della pandemia siamo di nuovo in lockdown , con le scuole chiuse e la didattica in DAD e io, come docente e Vicepreside avverto ogni giorno le grandi difficoltà che insieme
stiamo vivendo e mi interrogo su ciò che posso fare, dire o costruire con voi per continuare ad essere una comunità scolastica.
L’anno scorso l’arrivo improvviso della pandemia ci ha travolto come un evento assolutamente straordinario e incredibile, qualcosa di simile alle catastrofi naturali viste dai popoli antichi. Chi poteva immaginare, nel nostro tranquillo e modernissimo Occidente “civilizzato” l’arrivo di qualcosa di così terribilmente incontrollabile! Eppure la maggior parte di voi è stata coraggiosissima, ha reagito rimanendo sul “pezzo”, tenendo il rapporto con la scuola e con la realtà. I maturandi hanno velocemente cambiato modalità e parametri di studio, per giocarsela nel nuovo esame e ho visto tanti di voi, magari imparare meno matematica o latino, ma acquisire una nuova capacità di stare nel mondo e muoversi nel mondo che, in fin dei conti, è l’esperienza più preziosa alla vostra giovane età.
Oggi, dopo tutti questi mesi, il mio pensiero va soprattutto ai nuovi studenti del Liceo, costretti ad una relazione a singhiozzo con i nuovi compagni di classe, con i docenti e con tutta la scuola. Immagino quanto possa mancare il gruppo degli amici, la ricreazione insieme, il “cioccare” la ragazza/o che ti
piace, il confronto con gli altri, lo studio insieme, le feste, i cinema, i nuovi incontri, i pomeriggi passati a volte anche a condividere la noia…
A voi posso solo dire “resistete!”, cercate di trovare in voi e in noi la forza per non sentirvi troppo soli. Dobbiamo inventarci un modo nuovo per essere gruppo anche a distanza, costringeteci a capirvi, a trovare insieme risposte o soluzioni e soprattutto protestate se non saremo in grado di farlo.
Agli studenti dell’ultimo anno, invece, che a luglio andranno via verso i nuovi lidi della loro vita posso solo dire: vi chiedo di studiare quanto più potete. Non ve lo chiedo da adulto rompiscatole che vuole dirvi cosa è giusto fare. Ve lo chiedo perché in questo momento così difficile studiare è un atto di coraggio e solo voi avete quella meravigliosa età in cui il coraggio è assolutamente affascinante. Gramsci diceva ai giovani “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”. Ecco, la vostra intelligenza è la mia speranza, perché servirà a cambiare il mondo di domani.
Vi abbraccio tutti.
La vostra prof…Sara Lazzaro
Brava ! È proprio vero, abbiamo bisogno di tutta l’intelligenza dei nostri giovani. È un bene prezioso, il vero capitale del futuro!