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L’eterno ritorno dell’uguale

L’eterno ritorno dell’uguale

La decisione di richiudere in un nuovo lockdown la maggior parte delle regioni del nostro Paese arriva in uno strano momento.

Faccio il medico e da qualche mese, vedendo il numero dei contagi in continua crescita, mi chiedo cosa stessero aspettando a inasprire le misure di sicurezza eppure la notizia di una chiusura il 15 marzo mi ha turbato. Non per l’evento in sé, ma per l’esatta ripetizione di ciò che è successo un anno fa.

Cosa ci vogliono dire i politici? Cosa vogliono dimostrare con questa scelta?

Circa un secolo fa, un uomo coniò un termine che a dire la verità non mi piace: coazione a ripetere. Gli attribuì il significato di ripetere la stessa cosa nel pensiero e nel comportamento senza conoscerne la ragione. Disse che la persona che metteva in atto questa dinamica non ne aveva coscienza. Io non credo però che chi ci governa non ne abbia consapevolezza.

Siamo a marzo 2021 e siamo di nuovo chiusi, la didattica è a distanza e i negozi sono chiusi. Questo potrebbe far sorgere nella mente delle persone il pensiero che torniamo sempre al punto di partenza, che non c’è modo di uscire da questa situazione, che una crisi non può essere superata. Invece non è vero. Questa può essere la realtà materiale, ma non è la verità di tutti noi. Siamo cambiati. Questo anno ha trasformato il pensiero di molti e forse non c’è stata solo fatica e difficoltà, forse si sono aperte delle riflessioni importanti sull’ambiente, la socialità, il lavoro, la scuola. Se uscissimo da questa pandemia ora, gli studenti sarebbero pronti ad affrontare e difendere la scuola in modo diverso da prima. Gli insegnanti si potrebbero ribellare alla continua mortificazione del loro lavoro. Il personale sanitario e la popolazione si opporrebbe alla chiusura di nuovi ospedali, alla difficoltà di accesso alle cure perché abbiamo scoperto quanto sia fondamentale il diritto alla salute, al trattamento e alla prevenzione. La tutela dell’ambiente, del territorio e delle sue risorse non sarebbe più dimenticata dalle persone.

È per questo che ci vogliono far credere che nulla sia cambiato quando invece stanno cambiando le menti delle persone?

Con questo discorso non voglio sostenere affatto che non fosse necessario un nuovo lockdown, anzi sarebbe stato meglio attuarlo molto prima, ma proporlo nelle stesse date dello scorso anno mi sembra un atto crudele e disumano con lo scopo di scoraggiare.

La gente però ha risorse che questi piccoli uomini razionali non conoscono perché l’intelligenza umana non è negli atti eroici o nelle grandi decisioni politiche, ma nelle cose piccole e preziose: la telefonata di un amico, lo sguardo incantato di una ragazza, il nonno che viene vaccinato, il sorriso del collega che puoi intravedere attraverso la tuta protettiva perché il suo paziente ce l’ha fatta.

Sono sempre quelli che gestiscono il potere che vogliono far credere a tutti che non ci può essere speranza, ma poi la primavera torna sempre.

Gioia Piazzi

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