Perché Papillon?
La parola ha un suono che mi piace ma sicuramente non basta. Tanti anni fa ho visto un film con Steve McQueen e Dustin Hoffman, Papillon, in cui un uomo innocente viene mandato in carcere e passerà tutta la sua vita a cercare la libertà.
Già, la libertà! Parola tanto bella quanto difficile da definire. Ci sono stati periodi storici anche recenti, in cui la ricerca della libertà tout court è sfociata nella violenza e nella malattia mentale.
La libertà è una parola vuota se non si lega a quella di sanità. Per un malato di mente essere libero può significare poter uccidere una persona perché ride, oppure andare in giro nudo per la strada o essere libero di suicidarsi.
Ma anche la parola sanità richiede chiarezza e non va confusa con quella di normalità, che spesso consiste nel fare e pensare le cose come fanno tutti, a discapito della creatività e originalità personali o più semplicemente a discapito della realizzazione di se stessi. Normalità che talvolta si traduce in un controllo della ragione nei confronti di una realtà più profonda malata.
Svolgo l’attività di psicoterapeuta da tantissimi anni ed il carcere interiore nel quale si trovano rinchiuse le persone malate, lo conosco bene. E conosco bene anche i tentativi maldestri di uscire da questo carcere, fallite ribellioni che conducono spesso alla rottura del vaso di Pandora, pieno di delusioni, odii, rabbie cieche con conseguenti comportamenti devianti che non di rado si concludono con il ricovero.
C’è poi un carcere più strisciante, meno visibile e per questo molto insidioso, rappresentato dalla nostra cultura che fa passare per acquisiti e condivisi, atteggiamenti e pensieri che uccidono. Ne dico solo alcuni: “Sotto sotto siamo tutti un po’ pazzi, per cui dobbiamo passare la vita a controllare i nostri istinti animaleschi”. “La forza sta nel non lasciarsi coinvolgere dagli affetti e dalle passioni”. “La malattia mentale è ereditaria ed organica”. E così via.
Occorrono allora idee molto chiare per non lasciarsi confondere e per trovare la forza ed il coraggio di rifiutare tutte queste falsità che finiscono inevitabilmente con il paralizzare qualsiasi possibilità di cambiamento e di cura.
Ma la parola “Papillon” si lega anche a quella di farfalla e con essa all’idea della trasformazione. E qui le cose si fanno difficili: pensare ad un bruco che diventa farfalla evoca infatti il pensiero di una trasformazione umana possibile.
Era tanto tempo che volevamo cercare di dare continuità agli incontri fatti nelle scuole, in cui si parlava di tematiche interessanti che però non c’era mai il tempo di approfondire, benché i ragazzi ne facessero richiesta. Adesso invece c’è Papillon, un luogo in cui potremo tenere un filo coi ragazzi e dove ci permetteremo la libertà di dire, con un linguaggio comprensibile, come la pensiamo, anche se spesso saranno punti di vista non armonici con la cultura dominante.
Sappiamo anche quanto arduo sia, per un ragazzo, orientarsi nel caos del panorama dell’offerta psicoterapeutica: da chi andare? Perché? Non daremo indicazioni su questo o quel professionista, piuttosto affronteremo argomenti che permetteranno ai ragazzi di farsi un’idea.
Ci piacerebbe fare un sacco di cose. Alcune già le facciamo come, ad esempio, andare nelle scuole e proporre progetti.
Oppure cominciare a denunciare l’arbitrarietà di certe diagnosi fatte ai bambini in età scolare, diagnosi non sostenute da evidenze scientifiche e che inchiodano i ragazzi a cucirsi addosso etichette pesantissime.
Più avanti vorremmo fare cineforum, incontri coi ragazzi a tema, incontri coi genitori, istituire uno sportello per genitori adottivi, spesso lasciati soli e impreparati ad affrontare situazioni complicate. E molto altro ancora…
Sappiamo bene quanto questo sia un periodo difficile per tutti, questa pandemia ha costretto tante persone in tutto il mondo a rivedere la propria vita, il modo di rapportarsi agli altri, talvolta a cambiare il proprio lavoro, ma forse anche tutto questo ci ha dato una spinta ulteriore a realizzare Papillon, uno spazio libero dove poterci confrontare e stare insieme.
A mandare avanti questo ambizioso progetto, ci saranno bravissimi colleghi, psichiatri, psicologi, logopedisti, insegnanti, artisti e quant’altro, che di volta in volta daranno il loro contributo su questo sito, li conoscerete strada facendo.
E poi ci sarete voi, last but not least, con i vostri suggerimenti, critiche, stimoli e collaborazioni di ogni tipo
Ok, dai, si parte!
Marco Michelini
Bellissimo il tuo blog!
Grazie Rosalba, sono contento che ti piaccia!
che bello e quanto sarà importante per me.