Separazioni
Nella vita di ciascuno di noi capita abbastanza spesso di trovarci in una situazione particolare e difficile che è quella di doverci separare. Dobbiamo allontanarci da amici, finire storie d’amore, separarci dalla scuola quando finalmente abbiamo concluso il nostro percorso, traslocare, lasciare il nostro paese d’origine.
Ognuna di queste situazioni ci pone davanti ad una sfida: cambiare noi stessi per allontanarci da qualcosa di vecchio e sperare in qualcosa di nuovo per poter creare un futuro diverso.
Questo passaggio è difficilissimo per ogni essere umano.
Da terapeuta mi capita spesso di trovarmi davanti genitori che si vogliono separare, persone che rimpiangono la fine di rapporti importanti o giovani che hanno paura di fallire nei momenti di cambiamento.
Le domande che mi pongono sono tante: come faccio a non far soffrire mio figlio nella separazione da mia moglie? Come posso andare avanti se sento di aver perduto un grande amore? Perché ho i sensi di colpa ad aver lasciato indietro qualcuno anche se so che mi faceva star male?
Le risposte non sono le stesse per tutti, ma se andiamo un po’ a fondo troviamo nella maggior parte delle persone un pensiero: ho il terrore di perdere qualcosa di importante. In genere questo pensiero è rivolto verso la persona o la situazione da cui ci si è separati: ho paura di perdere la ragazza che ho amato, ho paura di perdere gli amici con cui ho passato tanto tempo e condiviso tante cose, ho paura di non trovarmi bene all’università o a lavoro. Nessuno pensa mai che invece ha paura di perdere qualcosa di se stesso. Non le situazioni o le persone che ha lasciato, ma i suoi affetti, i suoi ricordi, la sua storia.
Ma perché le separazioni ci appaiono così pericolose da farci venire paura di non farcela?
Perché esiste una dinamica mentale patologica che purtroppo in alcuni momenti rischia di farci perdere qualcosa di fondamentale: parte della nostra identità. È la capacità degli esseri umani di far sparire l’immagine di ciò che ci fa soffrire dalla nostra mente. Ci anestetizziamo per così dire. Eppure, facendo ciò, eliminiamo una parte di noi che invece era importante.
È buffo pensare che, se invece resistiamo al dolore e lo viviamo, ad un certo punto accade quasi una magia: ci troviamo cambiati, contenti della nostra trasformazione, incerti sul futuro, ma contemporaneamente più sicuri di noi stessi. Cos’è accaduto? È successo che siamo riusciti a non far sparire l’altro (la ragazza, il marito, l’amica) ma abbiamo fatto sparire un nostro vecchio modo di essere, non abbiamo perduto niente, ma siamo diventati diversi.
Ora però è necessario aggiungere che c’è una separazione ancora più difficile e grande di quelle che abbiamo elencato fino ad ora: quando accade qualcosa che obbliga tante persone (o addirittura tutti quanti) a lasciarsi il passato alle spalle. Questo è ciò che ci sta accadendo. Una pandemia ci ha costretto e ci costringe giorno per giorno a diventare diversi, a ripensare al nostro vecchio modo di vivere, sentire la mancanza degli abbracci degli amici e contemporaneamente criticare la follia di uno sfruttamento cieco delle risorse di questo pianeta. Ci obbliga a cercare nuovi modi di stare insieme senza chiuderci e anche nuovi modi di stare soli senza sentirci abbandonati.
Il percorso per trasformarci è ancora lungo, ma quasi mai nella storia è accaduto che ciascun popolo abbia dovuto separarsi dal proprio passato contemporaneamente a tutti gli altri popoli del mondo. È un processo complicato, ma affascinante. Saremo in grado di raccogliere questa sfida?
Gioia Piazzi
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