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QUALE BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO?

QUALE BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO?

Da più di 50 giorni sentiamo parlare quotidianamente di bombardamenti, sparatorie, profughi, minacce, tavoli di trattativa, distruzione e paura. Su questo blog c’è stato un susseguirsi di articoli, commenti, lettere molto intelligenti e profonde in cui ci si è interrogati sul perché di atti così incomprensibili. Ci siamo chiesti cosa ci fosse di così nuovo ed emergente da dover essere soffocato in modo così sanguinoso.

Ancora c’è molto da capire. Mi viene da dire che a volte le notizie, i dibattiti tra esperti sulle strategie diplomatiche o sulle tattiche di guerra ci travolgono e ci facciamo travolgere perché decodificare in termini razionali, e quindi in termini politici o economici quello che è così incomprensibile e pauroso sembra apparentemente più facile.

Ascoltiamo storie di profughi in fuga dalla guerra, storie di solidarietà locale o internazionale.

Mi vengono in mente i passeggini lasciati nelle stazioni della Polonia per aiutare le donne a portare in salvo i loro figli.

Mi viene in mente il video dei soldati russi, giovanissimi e ingenui, che si arrendono alla popolazione ucraina che li accoglie pacificamente.

E poi le notizie e le immagini della brutalità della guerra. E le accuse reciproche di essere i responsabili di tali atrocità.

Come ogni guerra, anche questa si gioca con la comunicazione infatti.

Di tutto quello che si dice della guerra, mi ha colpito, per un’apparente leggerezza e banalità di fronte la ferocia del momento storico, tutto il movimento di damnatio memoriae rispetto la cultura e l’arte russa. Movimento in realtà reciproco perché avviene in Russia anche contro la cultura ucraina.

In un primo momento ammetto di aver pensato che fosse una sciocchezza, un tentativo di fare notizia e di essere scioccamente “politicamente corretti”.

Poi però le notizie di lezioni universitarie, di direttori d’orchestra, di concerti, di balletti, di mostre e musei messi al bando si sono moltiplicati e ho cercato di capire il senso di una polemica simile.

Ho cercato anche di comprendere come mi facesse sentire questa guerra alla cultura.

Di certo Tchaikovsky col suo lago dei Cigni vietato non rappresenta il pensiero nuovo di cui abbiamo parlato. Tchaikovsky e Dostoevskij sono qualcos’altro. Non è un caso che la citazione più nota di quest’ultimo autore è “la bellezza salverà il mondo”. Una proposizione davvero forte, ottimistica, senza paura. E chi se non un artista ha potuto dichiarare una cosa simile?

Allora ho pensato che il problema fosse la libertà e la potenza dell’arte ad essere sotto attacco.

Ma forse anche qualcos’altro…Forse è proprio la massima espressione di umanità, di creatività e di nuovo che è incarnata dall’opera degli artisti a dover essere messa a tacere. Dimenticare che in questa guerra si è tutti umani, aggressori ed aggrediti, forse conviene a qualcuno, diventa uno strumento di strategia bellica e demagogica.

Quale modo migliore di combattersi a vicenda, se non quello di far fuori l’umanità di cui ogni popolo e ogni cultura sono portatori?

Può sembrare una piccola e innocente cosa prendersela coi poeti, quando qualcuno se la prende con i bambini e li uccide.

Ma il punto centrale di ogni violenza è disconoscere che l’altro sia un essere umano come noi.

Allora questa polemica che ha messo al bando le opere di tanti artisti è più pericolosa di quanto possa sembrare.

Resistere alla guerra forse passa anche per piccole (grandi) cose come questa, per piccole resistenze contro chi ci vuole far dimenticare che la bellezza salverà il mondo!

Maria Giubettini

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