Politicamente corretto: riflessioni su una società che vuole eliminare la dialettica sulla sessualità
Ho letto con molto interesse l’articolo uscito su questo blog la settimana scorsa di quattro studenti maturandi. Non voglio concentrarmi sul tema centrale dell’articolo che a mio avviso merita un maggiore approfondimento e magari anche una discussione insieme a loro, ma ne ho colto l’intelligenza.
In quell’articolo gli studenti si pongono molte domande senza voler trovare subito una risposta.
Al contrario qualche settimana fa è uscito un trafiletto su un quotidiano nazionale riguardante la scelta degli studenti di un liceo romano di adottare un asterisco in tutti i documenti della scuola per evitare le questioni di genere. Così studenti diventa: student*, alunni diviene alunn*, ecc.
Una scelta politicamente corretta che però mi fa venire il sospetto che sia una risposta neutrale e forse troppo veloce a domande scomode che meriterebbero una riflessione più profonda, una scappatoia per evitare di pensare e di sentirsi incerti.
Al di là della bellezza della lingua italiana che in questo modo viene meno, mi viene in mente la scena di un vecchio film comico, Brian di Nazareth, in cui un personaggio sforzandosi di evitare questioni di genere alla fine perde il filo del discorso ed è costretto a tacere.
La nostra cultura è ancora molto arretrata da molti punti di vista: penso al diritto di famiglia, alla violenza sulle donne, all’affidamento dei minori nelle separazioni e al tema del concepimento. Tutti campi in cui non si fa un passo avanti da anni e in cui i progressi scientifici e sociali vengono costantemente ostacolati da spinte conservatrici. Per contrastare queste spinte la soluzione non può essere però l’astensione. Non bisogna confondere la presa di posizione con il giudizio ed evitare di fare una dialettica su questi temi per paura di essere additati come moralisti. Dire “va bene tutto” è solo un palliativo perché quando si ha a che fare con esperienze così intime, emozioni così delicate, non va bene tutto.
Da qualche anno la nostra società sta procedendo a mio avviso verso uno strano tipo di censura: si sdogana pornografia, perversione, masturbazione come normalità e contemporaneamente si dibatte sul bacio del principe a Biancaneve perché non consensuale (visto che lei dormiva alla grande). A me sembra che ci si ponga domande sulla forma per evitare di interrogarsi sul contenuto.
Le “questioni di genere” si possono veramente ridurre a un asterisco?
Si può sostenere che non porsi domande sulla sessualità umana sia il modo migliore per rendere libere le persone da secoli di oppressione su questo tema?
Lo sviluppo della sessualità e la ricerca di un’identità adulta è una delle cose più complicate che un essere umano possa fare. Comincia durante l’adolescenza e va avanti per tutta la vita. È formata da mille esperienze, errori, emozioni, malesseri, speranze. Se si cercano scorciatoie, se non ci si pone nessuna domanda, se si cercano soluzioni semplici si toglie il senso alla vita delle persone. Si uccide la ricerca e la storia dei singoli. Voglio sfidarvi a trovare qualcuno che non si sia mai interrogato sul perché sceglie sempre lo stesso tipo di donna o di uomo, sul perché si imbarazza in certe situazioni, sul perché quella scopata è stata bella mentre quella dopo con la stessa persona non è andata bene, ecc.
Sono ricerche che poi vanno a comporre la nostra identità. Gli scontri, le delusioni, il benessere, il desiderio, le separazioni affrontate sono il nostro cuore più profondo.
So che ancora siamo molto lontani dalla parità dei sessi, che spesso la sessualità viene confusa con la violenza e che esistono purtroppo molte discriminazioni. Ma come pensiamo di risolverle se eliminiamo il problema con un asterisco?
Forse dovremmo chiederci cosa c’è nella sessualità di tanto sconcertante da doverla sempre ridurre a mera ricerca del piacere, a uno scambio fisico. Cosa vuol dire desiderare? Cosa fa scandalizzare al punto da doverla giudicare, negare e cancellare?
Siamo intrappolati in una cultura inesistente fatta di anestesia e confusione, forse allora sentire insieme ad un’altra persona, con la mente e con il corpo, per superare i propri limiti e trovare nuove certezze è un atto rivoluzionario. La sessualità è politicamente scorretta.
Gioia Piazzi
Interessantissimo e assolutamente vero !
Articolo bello e interessante su un argomento complicato e molto difficile da affrontare. Chi non vorrebbe saperne di più? Il terreno su cui ci si muove potrebbe essere minato da pregiudizi e luoghi comuni. Come si fa a parlare di sessualità evitando questi ostacoli? Spesso si parla di sessualità facendo riferimento solo al corpo quando invece anche la mente fa la sua parte. In qualche modo mente e corpo reagiscono vicino ad un altra mente ed un altro corpo. Qualcosa scatta all’improvviso e mette in moto qualcosa che prima non c’era. Ma come si fa a “capire” cosa succede? Forse è più facile mettere un asterisco… ma non basta per trovare risposte.