PET SOUND
Siamo già nel 2024 e veniamo da un mondo costellato da continui atti di violenza contro ogni cosa, contro il femminile, contro l’umano, contro la cultura, la scienza, contro il pianeta stesso.
A me è venuto in mente di parlarvi di qualcosa di diverso, o almeno apparentemente diverso. Un tema quasi bucolico e delicato ma che a me fa pensare sempre.
Vorrei esplorare la relazione tra il mondo degli uomini e il mondo degli animali.
E’ una storia antichissima, iniziata con la storia degli ominidi fino al sapiens stesso.
E’ come se con l’emergenza dell’umano venisse fuori come caratteristica umana la naturale propensione verso ciò che è vivo, anche se non umano. Nell’uomo più antico c’era forse già l’intuizione che un animale, così come se stesso, non fosse solo mera materia biologica.
Immaginate un antichissimo uomo primitivo che per la propria sopravvivenza doveva difendersi dalle bestie feroci e primitive come lui o se ne cibava cacciandole o che semplicemente le osservava perché così forti, autonome, capaci di difendersi e vivere libere.
Da allora il rapporto con gli animali è decisamente cambiato e ha preso molte forme. Una idea molto antica ma purtroppo distruttiva è quella del dominio dell’uomo sull’animale che è inferiore e senza alcuna forma di mente o sensibilità. E’ una vecchia idea aristotelica ma anche biblica che in qualche modo spiega lo sfruttamento fino alla tortura del mondo umano sul mondo animale ed in generale sulla natura.
Per l’uomo sfruttare il mondo per svilupparsi è stato inevitabile, la storia è andata in questo modo ma il rapporto di sfruttamento verso ciò che non era umano è stato riproposto anche nei rapporti umani. E vedo in questo un terribile errore primordiale provenire proprio dall’idea di sentirsi superiori agli altri o a ciò che è diverso.
Il rapporto con gli animali è diventato anche ben altro. Lo sviluppo dell’uomo, la sua cultura, la sua socialità, si sono evolute. Di fronte qualcosa che non parla come noi, non pensa come noi, non fa nulla di quello che facciamo noi, riusciamo ugualmente ad entrare in relazione. Chi ha incontrato un animale nella sua vita sa che un dialogo riesce comunque a realizzarsi, un modo di capirsi, tra esseri diversissimi perché appartenenti a mondi diversi, si riesce a trovare. Gli animali ci mettono quello che ci possono mettere e quindi vi trovano forse cibo, calore, protezione, tranquillità, rassicurazione, piacere. L’uomo ci mette molto altro. E’ un rapporto, almeno da parte nostra, non verbale e non razionale, in cui possiamo dire che proiettiamo nostre dimensioni interne e anche gli affetti. Un gatto non è né una persona, né un peluche, né una piccola pantera anche se giochiamo a dire così. E’ qualcos’altro. Entrare in contatto con la vita di un animale riconoscendolo e rispettandolo per quello che è e per quello che può fare, capire e sentire, mette alla prova il nostro esame di realtà cioè la capacità di differenziamo ciò che siamo e pensiamo e c’è dentro di noi con quello che c’è dentro gli “altri”.
Si potrebbe dire che un rapporto così è facile, senza le complicazioni di un “reale” rapporto tra esseri umani ma sono sempre stata affascinata dal fatto che seppur facile quello con qualunque animale rimane un dialogo con un interlocutore sempre un po’ sconosciuto, un po’ imprevedibile, soprattutto sempre libero.
Il cucciolo più addomesticato del mondo non penserà mai quello che pensiamo noi, non sarà mai come noi. Non lo avremo mai reso a nostra immagine e somiglianza. Non sarebbe male considerare questo anche in un rapporto tra esseri umani dove invece la pretesa di dominio per assimilazione e sparizione della realtà dell’altro è purtroppo così frequente.
La relazione con gli animali è una storia semplice? Si ma libera!
Maria Giubettini
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