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L’UOMO CHE NON AMAVA LE DONNE

L’UOMO CHE NON AMAVA LE DONNE

Avevo quattordici anni quando vidi il volto sicuro, sorridente e beffardo di un promettente sedicente rivoluzionario di nome Silvio. Non ero più una bambina e fu la prima volta, quell’anno, nel lontanissimo ’94 che mi interessai di politica. Perché ero grande abbastanza? Perché uscivo dal privato della famiglia e trovato una società su cui interrogarmi? Perché quel promettente uomo mi incuriosì? Ricordo che sentii una certa delusione quando sbancò alle elezioni… non ne capii subito il perché. Fatto sta che quell’anno iniziò un’epoca non d’oro per la politica, per la società, per la cultura. E aggiungo, per i giovani di allora.

Crescere in anni di sdoganamento di certi pensieri, di un certo modo rampante e materiale di vivere non fu facile. Volevo rendere reali e concreti i miei progetti, ma partendo dai miei sogni. Non volevo solo “arrivare” ma “farcela”.  Invece sembrava che improvvisamente fosse diventato importante qualcos’altro.

E poi crescere come ragazzetta e poi donna in quegli anni non fu certo indifferente.

Il femminile presentato come culto del corpo, del piacere, della pura estetica è stato scoraggiante in anni di delicata crescita. Ancora oggi domanda su cosa significhi essere una donna che realizza se stessa è una costante per me per cui qualche mese fa mi colpì così tanto che la nostra prima premier donna fosse un’esponente dell’ultra destra che scrissi qui le mi riflessioni.

Ma non c’è stato solo questo sullo sfondo della mia adolescenza e di quella di tanti coetanei.  Credo che abbia tormentato tutti, ragazze e ragazzi, quella idea di femminile al servizio, messa al di sotto, alle dipendenze del maschile, sempre proposta e ufficializzata dalla figura politica di Silvio.

Potremo interrogarci se certe idee siano il frutto di anni di subcultura silviana o se Silvio sia stata solo l’incarnazione di qualcosa che già era presente. Come mai in un paese culla di cultura, civile, moderno, ha preso piede una deformazione di pensiero tale sull’essere uomo e l’essere donna?

Quello che vorrei approfondire è cosa possa aver significato crescere in una società così e cosa possiamo fare per cambiare rotta.

Che effetti ha avuto questa forma di machismo proposta ai più alti livelli? I maschi devono essere super uomini cinici e forti, che non devono chiedere mai. E devono pure essere tanto simpatici da ridicolizzare qualunque cosa. E’ stato un grande sacrificio quello che si è chiesto ai ragazzi, non meno pesante di quello che gli stereotipi sociali chiedono alle ragazze. Mi incuriosisce cercare di mettermi nelle panni degli uomini e provare a capire cosa si prova a vedere una donna stigmatizzata e diminuita. Da donna nasce in me un moto di rabbia e di rimprovero, anche una certa rivalsa per dimostrare che di certo da donna non sono inferiore. E un uomo, da sempre messo al primo posto e col primato della ragione come si sente? In questi decenni silviani come si è sentito? Ci ha creduto?

Oggi non posso non fare una domanda di certo scomoda ma…quando un uomo commette un femminicidio, come si sentono gli uomini? Che pensano? Come reagiscono anche loro a tale violenza? Come ci si ribella da uomini ad una società misogina e volgare che vorrebbe, ora più che mai, le donne solamente come madri o belle statuine? O peggio ancora, che apprezza le donne in carriera quando hanno rinunciato ad essere femminili?

In poche parole, come diventare uomini veri che amano veramente le donne?

Maria Giubettini

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L’UOMO CHE NON AMAVA LE DONNE
Foto scattata da: Matheus Bertelli
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