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E’ UNO STRANO GIOCO…

E’ UNO STRANO GIOCO…

Vorrei parlarvi di quello che sta accadendo da quasi un mese in Medio Oriente ma anche qui vicino a noi.

Riceviamo notizie, immagini e proclami da Israele e dalla Palestina e ci troviamo di fronte una situazione che si fa sempre più complessa. E si fa sempre più violenta. Il mondo appare spaccato in due posizioni diverse più che in qualunque altro momento io ricordi. Se si osservano le alleanze e le prese di posizione sorprendenti che uniscono paesi che in altri fronti sono in conflitto, la situazione appare sempre più confusa. Tutto si riduce a “se stai con lui che è mio nemico, diventi mio nemico anche tu. Ma se tu che eri mio nemico adesso stai col mio amico, che diventi?”.

Ascolto un palestinese che cerca suo figlio sotto le macerie e sto dalla sua parte. Mi armerei e combatterei per lui. Ascolto un israeliano che si è visto portare via da davanti gli occhi la persona che amava e sto dalla sua parte. Mi armerei e combatterei per lui. Vedo i combattenti di Hamas che solo a guardarli fanno paura. E vorrei combattere contro di loro. Vedo i capi di Stato Maggiore di Israele e sinceramente mi fanno paura anche loro. E vorrei combattere anche contro di loro.

Devo essere debole, sciocca e ingenua se non riesco a capirci niente. Devo avere un difetto di sensibilità se non riesco almeno “a pelle” a stare da una parte. Devo essere poco intelligente se non capisco chi ha ragione e chi ha torto.

Mi sento in una strettoia. E mi sembra di stare fuori dal mondo se non prendo posizione.

Non c’è scampo.

Sono messa all’angolo e devo dire chi ha più ragione e chi ha meno torto.

Mi ricorda qualcosa…

Un rapporto in cui ci sente soddisfatti solo se si è distrutto e sfruttato o rovinato l’altro non può essere valido. E’ solo violento e povero. Posso usare un termine psicopatologico? E’ un rapporto sadomasochistico che può solo finire male.

Mi ricorda qualcosa… quello che succede nelle relazioni di coppia quando la coppia finisce e invece di un territorio conteso, c’è un bambino messo alle strette con una scelta non solo dolorosa ma proprio impossibile: vuoi più bene a mamma o a papà? Uno dei due deve vincere, l’altro deve sparire. Magari non fisicamente (anche se a volte, troppe volte accade) ma negli affetti e nei pensieri non deve più esistere.

Ecco mi sento come quel bambino a cui è fatta una domanda impossibile: rispondere lo farà stare male in ogni caso, perderà qualcosa in ogni caso.

Mi è tornato in mente in questi giorni un film di quando ero bambina.  Un computer dotato di intelligenza artificiale e capace di simulare ogni tipo di gioco, viene utilizzato dai militari per simulare le strategie di guerra. Un giovane ragazzo riesce ad intrufolarsi nel sistema ed inizia a “giocare” ad un gioco di guerra, ignaro che il computer potrebbe prendere sul serio le sue mosse e scatenare una vera distruzione globale. Ecco è l’esile trama di questo vecchio film. Nel finale l’intelligenza artificiale, dopo aver simulato tutte le possibili mosse di questo gioco della guerra, come se fossero le mosse di una partita a scacchi, dichiara: “E’ uno strano gioco. L’unica mossa vincente è non giocare”.

Solo oggi credo di aver capito finalmente il finale di questo film.

Non per ingenuità, non per ignoranza verso le ragioni di tutti, non per mancanza di compassione per i dolori altrui, ma ora so che l’unica posizione possibile, umana e vincente, in una guerra è rifiutare la guerra.

Maria Giubettini

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E’ UNO STRANO GIOCO…
Foto scattata da: Elisa Dri
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