CANE O GATTO: COME SI FA A SCEGLIERE? ISTRUZIONI PER L’USO
Come si decide il proprio gusto di gelato, se si è canari o gattari, se si vuole fare il medico o l’architetto, se vivere in campagna o in città?
Ecco di fronte a domande leggerissime o profondissime trovare una risposta può essere semplice ma a volte addirittura paralizzante.
Mi è quindi tornato in mente un ricordo molto lontano…
Anni fai mentre ero sui banchi universitari mi capitò di assistere ad una lezione durante il corso di medicina che non pensavo mi sarebbe rimasta stampata nella mente dopo così tanto tempo. Riguardava la medicina ma in modo molto indiretto, in uno di quei corsi che all’epoca sembravano meno importanti. Esami facili per riempire gli appelli e arrivare al traguardo della laurea. Eppure ricordo che mi ha fatto pensare a qualcosa in un modo in cui non avevo ancora mai pensato.
Era una lezione di Economia Sanitaria. Credevo riguardasse il budget, come tenere il conto delle spese sanitarie o cose simili. Invece riguardava come prendere le decisioni nell’ambito della sanità pubblica e i costi di tali decisioni.
Per semplificare: il prezzo che si paga per aprire un ambulatorio di cure primarie è non aprire un centro vaccinale. Decidere una cosa è “sacrificarne” (termine improprio) un’altra parimenti importante e valida. La decisione si prende valutando ovviamente le esigenze di salute di una popolazione in quel momento e nel lungo termine.
All’epoca ero più giovane e pensavo che le scelte fossero assolute, o giuste o sbagliate. E se sceglievo qualcosa rischiavo di fare errori imperdonabili. Quello che mi colpì fu che decidere per una strada significa non necessariamente che quella sia l’unica giusta ma semplicemente una delle possibili e forse quella apparentemente migliore in quel momento, non in senso assoluto.
Di fronte al bivio e all’incertezza a volte tendiamo a scegliere in modo razionale e materiale cioè in modo apparentemente intelligente e furbo. Ma scegliere così significa far scegliere a qualcosa che è fuori di noi come le aspettative della società o le regole non scritte che sentiamo di dover sottoscrivere. In poche parole, scegliere esclusivamente dopo un calcolo materiale è minimizzare i rischi e seguire la convenienza. Forse neanche in economia sanitaria, nonostante si debbano seguire criteri più oggettivi e scientifici si possono fare scelte che seguano solo il profitto. L’obiettivo è la salute ed è impalpabile e spesso non misurabile.
Allora in che altro modo possiamo decidere?
Possiamo scegliere, per dirlo in modo romantico, seguendo il cuore. Detto così sembra un modo patetico, superficiale e infantile. Allora possiamo dirlo in un altro modo: seguiamo l’intuizione e la nostra sensibilità. Cioè scegliamo cercando di essere più coerenti possibili con ciò che c’è dentro di noi, piuttosto che fuori. Allora tra due strade magari non ci sarà semplicemente quella giusta da seguire, ma quella più autentica.
Ecco, scegliere così è di certo più rischioso e scomodo. E se fossero proprio la scomodità, l’alternativa, l’essere fuori dagli schemi i criteri da seguire per scegliere e scommettere su noi stessi?
Mi viene in mente tutto questo ogni volta che devo decidere.
Alla fine non mi chiedo quasi più se sia la scelta migliore ma se mi interesserebbe avere a che fare con il futuro alternativo che mi si sta aprendo davanti.
Maria Giubettini
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