TUTTI PAZZI PER ARIAL
Il corsivo sta sparendo non solo dai quaderni dei nuovi studenti ma anche dalla nostra vita; per accorgersene basta pensare a tutti i rebranding di grandi aziende degli ultimi anni. Di tutti i contenuti scritti che consumiamo solo una piccolissima parte è scritta a mano e, studenti esclusi, le occasioni per scrivere non sono poi così tante. Di fatto sapere o meno leggere e scrivere in corsivo è al giorno d’oggi molto poco influente: non a caso in moltissimi stati americani si sta smettendo di insegnarlo.
Nostalgia a parte, questo cambiamento nella scrittura ci può far riflettere sulla progressiva perdita di dettagli a cui stiamo assistendo. Il minimalismo è in voga da anni ormai: i lampioni delle nostre strade, le targhe dei numeri civici, le facciate degli edifici di semplice stucco et anti altri esempi. Non si tratta di una semplice questione di gusto: le ragioni dietro questa moltitudine di cambiamenti a cui stiamo assistendo sono molteplici e interconnesse tra loro.
Prima tra tutte una crescente e totalizzante attenzione per ciò che è pratico, velocemente realizzabile e facilmente fruibile. Il corsivo è più difficile da leggere e non rende in digitale, quindi smettiamo di insegnarlo; la realizzazione in serie di oggetti di design urbano più semplici fa risparmiare sulla progettazione e sul costo di produzione, quindi ringhiere decorate in ferro battuto vengono sostituite da semplici sbarre d’acciaio; le confezioni sugli scaffali perdono il loro iconico design in favore di packaging sempre più accattivanti, dalla tinta unita sgargiante e i font audaci.
In nome dell’efficienza costruiamo palazzi, viali, città tutte uguali che non solo si sono fatte più spoglie ma che hanno anche, contestualmente, rinunciato alla loro identità. La suburbia americana è forse il simbolo più inconfutabile e datato di questo andamento: quelle villette a schiera che si susseguono in un dedalo ineludibile sono sospese nello spazio, illocalizzabili non-luoghi a cielo aperto.
Questa passione per l’uniformità non è intrinsecamente negativa, ma è chiaro che non possa essere isolata dal contesto di cui è figlia. La nostra è una società sempre più veloce che il tempo per tutto ciò che non ha una funzione non lo ha più – o meglio, crede di non averlo più. La suburbia è la manifestazione della nostra scala di valori: la disgregazione del tessuto sociale sembra un prezzo esiguo da pagare per una villetta a schiera e un bel giardino. Tutte le volte che un brand decide di cambiare il proprio logo storico con un semplice futura rinuncia a quella particolarità che lo contraddistingueva dai competitor e ad ogni panchina, identica, prodotta sempre dalla stessa azienda e poi installata, il mondo si fa un po’ più piatto.
Forse dovremmo cercare di ritrovare, come società, la gioia della complessità, della cura e dell’attenzione, anche per le cose che sembrano marginali.
Silvia De Nardis
Ospitiamo su Papillon l’articolo della redattrice Silvia De Nardis pubblicato su La ZANZARA, giornalino del Liceo scientifico G B Grassi di di Latina, all’interno di un progetto di collaborazione con la redazione.
Grazie Silvia per questa riflessione. Più volte mi sono chiesta dove tutta questa continua velocità inarrestabile, l’appiattimento di cui parli nell’articolo, ci porterà. Purtroppo spesso mi accorgo di come la maggior parte delle persone non si fermi più a pensare, ma corre, corre, corre, sempre! Perché per l’appunto non c’è più tempo, cito, se non è funzionale a qualcosa. Credo sia una riflessione interessante che dovremmo porci molto più spesso, perché è poi “la gioia della complessità, della cura e dell’attenzione” che permette di sentirci vivi e diversi in una società dove l’uniformità la fa da padrona.
Bellissima riflessione Silvia
Anch’io penso che la scrittura, per quanto la si possa insegnare, resti espressione unica e personale, calligrafia inconfondibile in grado di rappresentare l’originalità di ciascuno..
In fondo anche la nostra firma é una dichiarazione… d’identità!