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AMICI, CAPPOTTI E OCCHI BLU

AMICI, CAPPOTTI E OCCHI BLU

Caro Papillon, ma cos’è la psicoterapia? Ho tanti amici che a volte mi raccontano momenti delle loro sedute, come sono andate, cosa gli è stato detto o cosa hanno capito. Più sento i loro racconti più mi accorgo che mi parlano di cose molto lontane dalla mia esperienza che, spesso, anzi quasi sempre, faccio davvero fatica a raccontare (ammesso che ne abbia voglia). Le parole sono importanti, diceva qualcuno. Ma come fai a raccontare una seduta? Come fai a “spiegare” l’interpretazione di un sogno? Che ti dico? m’ha smosso cose, m’ha cambiato! Non mi sento più come prima. Detto così fa schifo, perché non è la realtà di quello che ho vissuto.
Quando me ne parlano, i miei amici, mi viene in mente un grande cappotto pieno di tasche, con tanti post-it con su scritte tutte le cose che vengono dette o pensate in seduta, utili per la vita quotidiana e nei rapporti. E me li immagino, I miei amici, nel momento del bisogno, che cercano nelle varie tasche quello che hanno preso, o meglio, appreso. Ma ti posso dire la verità? A me non convince, per me non è stato mica questo la psicoterapia…
Ricordo un vecchio sogno, un cappotto nero e una maglietta rossa sotto…
Ecco perché quest’idea del cappotto non piace, perché io me l’ero messo col tempo, prima di qualsiasi seduta e non mi faceva respirare, era pesante… strati e strati di rabbia, odio e vuoti interni… era la mia corazza e pensa, ci mettevo dentro tutti i rapporti andati male. Poi si sa, si mette quando uno sente freddo, e per me era così, dentro e fuori. Poi però, proprio in un freddo giorno di dicembre, forse ho smesso di pensare che quel cappotto fosse la verità della mia vita, forse ho incominciato a rifiutare l’idea di non avere nessuna speranza di poter star bene e, cercando bene… ho trovato un po’ di coraggio. Così, ho chiesto aiuto e ho incontrato un uomo che m’ha detto che la psicoterapia è un togliere. All’inizio mica capivo. Togliere?! Come togliere, io sotto nc’ho ‘ncazzo! Me manca tutto! E invece no, perché m’ha fatto vedere che quella maglietta rossa, era la mia possibilità di cura, di ritrovarmi, di volermi bene e quella possibilità era nascosta da tutto il nero della mia vita interna. Ecco perché a me fa strano, quando i miei amici mi parlano in quel modo delle loro terapie, perché quando ero seduto in quello studio, su quella sedia, a cercare di capire perché mi sentissi a pezzi e la vita mi faceva schifo, due occhi blu m’hanno fatto vedere il mare che dentro non avevo più, senza consigli, né indicazioni, né sostegno, ma l’onestà di un rapporto che cura. In quegli occhi c’ho guardato dentro e m’hanno visto, anche e soprattutto, quando mi nascondevo. È incredibile cosa possa nascere in quel rapporto.
La pelle dura si assottiglia e torna a sentire le carezze, gli schiaffi, a reagire, a resistere e a combattere contro la versione peggiore di sé stessi, piano piano, seduta dopo seduta. Allora è vero che la psicoterapia è un togliere, togliere le cose che non sono tue, come quel cappotto, scambiato per troppo tempo come pelle propria. Allora mi sa che io a quegli occhi blu gli devo tutto. Perché poi quel cappotto l’ho tolto, è sparito, non per magia ma dopo lacrime e sangue, insieme a tutta la merda che avevo in testa. Solo dopo mi sono sentito davvero libero, perché quella maglietta rossa era la mia identità, su cui costruire ciò che volevo.
Pensieri nuovi, innamorarsi, soffrire sapendo di non distruggersi, lasciare una donna tanto amata senza morire, ma soprattutto è nata la possibilità vera di pensarsi nuovi, non solo sentirsi meglio, ma stare bene, guarire. 

…e proprio tu mi insegni, caro papillon…che quando arriva il momento, il bozzolo si spacca, ma il bruco che lo ha creato non c’è più, s’è trasformato e quello che nasce sa di essere stato un bruco, ma non gli interessa, perché adesso ha le ali e il coraggio di volare. Sarà mica questa la psicoterapia?

Gianluca Ambrosini

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