“…Quando nasce un bambino, nasce anche una madre e un padre…” Intervista alla dott.ssa Maddalena Saccoccio
Facendo alcune ricerche leggo della neuropsicomotricista Maddalena Saccoccio …“specializzata nella fascia di età 0-3 anni, mi occupo principalmente di problematiche legate alla sfera motoria, comunicativa e relazionale, … pratiche e terapie che hanno in comune l’obiettivo di facilitare la relazione, l’attaccamento tra il neonato e i propri genitori o chi si prende cura di loro, favorendo il benessere individuale e dell’intero nucleo familiare e per prevenire difficoltà e disturbi successivi di varia natura”…
Mi incuriosisce molto e le parole “contatto pelle a pelle” che trovo spesso leggendo di lei, mi convincono a volerle fare qualche domanda.
Cosa c’è alla base del tuo intervento professionale?
Alla base di tutto c’è sicuramente l’interesse per le nuove vite, per i neonati e per la relazione tra loro e i genitori o caregiver (chi si prende cura di loro) poiché una buona relazione di attaccamento è importantissima per il corretto sviluppo cerebrale, emotivo e relazionale di ogni individuo.
Facilitando e sostenendo la relazione attraverso il contatto pelle a pelle, il massaggio infantile e attraverso il tocco dolce e non invasivo delle varie pratiche, si favorisce il benessere dei più piccoli e dell’intero nucleo familiare.
I nostri piccoli sono la società del domani.
Tutto il rispetto e l’amore che doniamo loro oggi, hanno benefici per tutti nel “qui ed ora”, ma rimarranno anche nel corso degli anni, crescendo esseri umani più sicuri e affettivi verso gli altri.
Rivolgendo uno sguardo al futuro, la speranza quindi è quella di promuovere una società meno sofferente e più empatica, dove si è in grado di creare relazioni sane.
Possiamo spiegare, grazie anche al supporto della scienza che ci dice che la pelle e il sistema nervoso originano dallo stesso foglietto embrionale, quanto e perché è così importante il contatto tra gli esseri umani, soprattutto nelle prime fasi della vita?
C’è una strettissima connessione tra l’organo pelle, perché oltre a contenere tutti gli organi è essa stessa un organo, e il nostro cervello.
Tutte le informazioni tattili che fin dalla vita embrionale riceviamo, già con il liquido amniotico e poi con il contatto, il calore e le cure amorevoli, arrivano attraverso i recettori posti sulla nostra pelle direttamente al nostro sistema nervoso, andandolo a nutrire e a sostenere nello sviluppo di tutte le sue aree.
In assenza di contatto un neonato potrebbe addirittura decidere di lasciarsi morire.
Egli dipende in tutto e per tutto dall’adulto e lo scambio che avviene con lui andrà a nutrire il suo corpo, la sua mente e il suo cuore.
Nel periodo, che va dalla nascita a circa 9 mesi di vita, è importante offrire tutto ciò che egli riceveva in utero: calore, contenimento, nutrimento, amore, per far si che oltre allo sviluppo cerebrale ottimale si associ uno sviluppo adeguato di sicurezza e autostima per poter diventare poi un adulto più autonomo e indipendente.
Studi dimostrano come, ad esempio nei nati pretermine, il contatto e il calore con le figure di riferimento possano sostenere ed incoraggiarli nell’affrontare tale situazione, raggiungendo livelli di saturazione ottimali e minor tempi di permanenza in Terapia Intensiva Neonatale, oltre che ad un migliore sviluppo visivo.
Quali potrebbero essere le difficoltà e i disturbi di varia natura che potrebbero instaurarsi successivamente ad una carenza di questo tipo?
Le difficoltà e i disturbi sono svariati, dai più lievi ai più seri.
Una mancanza o carenza di questo potrebbe portare ad ipereccitabilità, facile irritabilità e agitazione motoria anche nelle successive tappe di sviluppo, interferenze nella relazione mamma-bambino, difficoltà nel ritmo sonno-veglia. Il sonno nei bambini è importantissimo perché è durante questa fase che si vanno a creare numerose connessioni cerebrali che regolano poi l’intero sviluppo in tutte le sue aree: cognitiva, motoria, emotiva e relazionale.
Mancanze gravi di contatto possono portare anche a carenze intellettive dovute alla deprivazione di stimoli necessari e fondamentali per un corretto sviluppo.
Quali difficoltà emergono maggiormente dai genitori?
Molto spesso le difficoltà sono legate alle aspettative proprie e/o degli altri e ai continui consigli non richiesti da parte di tutti fin dai primissimi mesi.
Quando nasce un bambino, nasce una madre e nasce un papà e ognuno è chiamato a svolgere un nuovo compito a cui non è abituato e ha bisogno di sperimentare ed entrare in relazione con questa nuova parte, cercando la sua modalità, sempre nel rispetto di sé e del proprio bambino.
Spesso per paura di sbagliare i genitori tendono ad ascoltare ciò che viene detto da tutte le fonti possibili, a seguire dei metodi fissi, perdendo l’ascolto in loro stessi e non prestando attenzione ai segnali non verbali dei loro bambini.
Ogni bimbo sa perfettamente cosa di cui ha bisogno e lo fa capire attraverso la comunicazione non verbale (sorriso, pianto, sguardo, vocalizzi, tono muscolare).
Spesso la stanchezza e il poco sostegno adeguato o la mancanza di confronto tra neomamme e neopapà che vivono le stesse esperienze (anche considerando questo particolare periodo di pandemia) portano difficoltà nel prestare ascolto a quello che spesso è già sotto i loro occhi.
Fondamentale è l’aiuto del partner che va ad incoraggiare e a supportare la neomamma, che si trova fisiologicamente in un momento di profondo cambiamento e subbuglio, dentro e fuori.
Quali altre figure di supporto possono intervenire in problematiche di questo tipo?
Tante sono le figure che possono facilitare e sostenere i bambini e le famiglie con difficoltà o problematiche di questo tipo, ma tutte dovrebbero avere al centro del loro lavoro quella particolare triade (mamma-papà-bambino) perché ogni bambino è inserito nel proprio contesto familiare ed è con quel nucleo che bisogna lavorare insieme per raggiungere al meglio gli obiettivi posti.
Spesso l’iniziale invio avviene da parte del pediatra che ha modo di osservare il neonato fin da subito in relazione alla coppia mamma-bambino o più in avanti il bambino nel suo sviluppo generale.
Il supporto di altre figure avviene in base alle difficoltà o necessità dello specifico bambino.
Il lavoro, comunque, è sempre d’equipe tra neuropsicomotricista, logopedista, terapista cranio sacrale, osteopata, ostetrica, psicologo, educatori e insegnanti.
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Il confronto con Maddalena, così denso di stimoli, che ringrazio personalmente per aver accettato di raccontarci del suo lavoro, mi ha suggerito alcune riflessioni:
alla nascita avvengono dei cambiamenti radicali ed improvvisi; l’omeostasi biologica – presente quando ancora feto nell’utero materno, che consentiva un equilibrio nonostante le variazioni esterne – non esiste più.
Il neonato ricercherà poi quella sensazione di protezione, cura e calma nel rapporto con un altro essere umano; è quindi fondamentale non deludere questa aspettativa affinchè il bambino possa svilupparsi in modo sano.
Penso inoltre che sia soltanto dalla nascita, cioè con il formarsi di una realtà psichica, che sia possibile parlare di “amore”; il neonato, non più feto, cercherà da subito nel rapporto con un essere umano quella calma, sicurezza e amore che, nella precedente realtà esclusivamente biologica, trovava un equivalente nel contatto della sua pelle con il liquido amniotico.
Mi sembra giusto considerare che attraverso questo contatto “pelle a pelle” il neonato percepisca (oltre il contatto stesso) la realtà interna di chi si prende cura di lui; questo rapporto sarà determinante, quindi, per far si che il bambino si senta amato e capace di amare.
E questo mi ricollega a quanto scritto su questo blog e all’importanza fondamentale di prenderci cura dei più piccoli e dei loro genitori/caregiver da tutti i punti di vista e con interventi multidisciplinari.
Valeria Verna
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