FORSE DOVREMMO ESSERE TUTTI “DISERTORI”…
Guerra è una parola del secolo scorso
Qualche giorno fa mio figlio di ventun anni mi chiede a bruciapelo: << Mamma ma se uno si rifiuta di partire per la guerra è considerato un disertore?>>. La guerra in Ucraina è cominciata da poco ma la domanda , non so perché, mi coglie di sorpresa. Mentre cerco di rispondere qualcosa di rassicurante mi rendo conto di sentirmi impotente e inadeguata, come se non avessi considerato, fino a quel momento, che sì lui ha “solo” ventun anni, ma le immagini e le notizie che arrivano come meteoriti nelle nostre case lo spaventano, lo angosciano. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, in fondo, ci sono stati e ci sono conflitti bellici nel mondo, anche terribili e devastanti, eppure questo improvvisamente ci coinvolge nel profondo, squarcia come un fulmine il nostro universo europeo quotidiano nel quale la parola “guerra” sembrava lontanissima, qualcosa ormai da studiare solo nei libri di storia.
Il giorno successivo entro a scuola, in una classe prima, decido di parlarne con i miei studenti perché sento fortissima l’esigenza di capire qualcosa che non ho visto o che mi è sfuggito. E’ come se l’idea per me incomprensibile della guerra mi impedisse di considerarla un’opzione reale o di capire quanto possa “pesare” sui ragazzi, soprattutto dopo due anni di pandemia che hanno già messo tutti a dura prova. Gli studenti rispondono subito alla mia richiesta di riflettere insieme, alcuni fanno battute sciocche, quasi per allontanare la questione, altri, invece, sono molto informati, mi raccontano che ne parlano in famiglia, che provano a capire la complessità di quanto sta accadendo ma che, soprattutto, sono ben consapevoli del rischio di una degenerazione improvvisa della situazione e per questo sono preoccupati. Anche loro mi chiedono come funziona la leva e l’obbligo militare in caso di conflitto sul territorio italiano, raccontano storie di amici o conoscenti residenti in Ucraina.
Mentre li ascolto mi viene in mente “guerra”, la bellissima lettera di Ilaria Serpi pubblicata su Papillon il 25 febbraio e anche io mi chiedo quando mi sono “distratta”, quando non ho trovato il significato della parola “distruzione” per poterlo poi condividere con i miei figli, con i miei studenti, con tutte le persone che amo.
Eppure i “miei ragazzi” me lo stanno ricordando dove trovare le parole, con i loro sguardi già adulti, con la loro semplice bellezza quando mi dicono <<La guerra mi fa schifo!>>, con la loro incalzante gioventù che sa naturalmente fare un rifiuto netto, senza se e senza ma, perché “sente” la disumanità delle immagini e delle notizie che arrivano. Torna allora prepotente il coraggio di una lunga storia, di una lunga ricerca che mi ha regalato parole nuove che parlano di umanità, di calore, di bellezza, di intelligenza e di come possa accadere di perderle queste parole ma anche di quanto si possa essere determinati nel ritrovarle. Ha ragione Ilaria, la “guerra” è una parola antica, del secolo scorso e forse oggi quello che posso fare nel mio piccolo è raccontare le parole che ho incontrato, che ho vissuto e magari proporre che dovremmo essere tutti “disertori” …nei gesti, nei pensieri, nella lotta coraggiosa e continua per costruire una nuova idea di mondo….
Sara lazzaro
….e succede, già con la lettera di Ilaria, che un po’ di tristezza e sgomento spariscano. Grazie Sara perché ho capito che tra i disertori ci sono anche io, tra quei ragazzi russi che manifestano per la pace, resistendo ad un mondo che non gli appartiene e pretendendone uno dove non ci sono razze, né muri ma solo esseri umani.