Diverso
Nel blog tenuto da un amico*, qualche settimana fa, ho letto un articolo in cui si diceva che l’etimologia della parola divertimento viene dal latino deversus, ovvero diverso.
Questo concetto mi è rimasto in mente. Ad uno sguardo superficiale si potrebbe pensare che il divertimento, inteso come svago, sia un momento diverso rispetto agli impegni quotidiani, un momento liberatorio. Io invece non credo che la nostra lingua sia così superficiale e stupida. Forse dovremmo partire da cosa sia veramente il divertimento. Ognuno di noi conosce “a pelle” cosa significa divertirsi, ma descriverlo a parole non è poi così facile: uno stato di benessere? Troppo poco. Un momento di allegria? No, perché in realtà ci si può divertire anche a lavoro o mentre si studia. Insomma cos’è il divertimento?
Se la sua etimologia viene dalla parola “diverso”, allora dobbiamo cercare di capirne meglio l’essenza. Forse è un cambiamento in noi, un momento in cui ci sentiamo partecipi con gli altri o con ciò che stiamo facendo in maniera armonica. Il tempo scorre più velocemente, capiamo al volo ciò che l’altro sta pensando e ciò che stiamo facendo corrisponde profondamente a chi siamo, portando con sé una leggerezza che non è superficialità.
Quindi da quello che ho detto sembra che il divertimento ha molto a che fare con chi siamo e molto poco con cosa facciamo. In altre parole, divertirsi è il frutto della propria identità e non libertà di fare qualsiasi cosa. Allora forse ci si può divertire mentre si fanno cose molto serie e non divertirsi affatto in situazioni in cui lo svago è solo superficiale, ma in verità ci si accorge che qualcosa non fila.
Recentemente, tantissimi ragazzi tra i 14 e i 17 anni si sono dati appuntamento in alcune piazze di Roma per dare inizio ad una gigantesca rissa. Non voglio dare giudizi moralisti su ciò che è avvenuto, ma vorrei capirne il perché. Di certo non è divertimento, ma quello che è successo non è neanche libertà. Libertà di infrangere le regole, violare il distanziamento, farsi del male a vicenda. La violenza non è libertà, mai.
Allora, forse, per divertirsi ed essere liberi dobbiamo tornare alla parola diverso, perché diverso non è solo il momento di svago rispetto a quello di serietà, ma è qualcosa di differente che viene fuori inaspettatamente: la ragazza o il ragazzo che si è trasferito da molto lontano e che ora ci abita vicino, l’amore che sboccia all’improvviso per qualcuno che non capiamo affatto, ma che ci attrae senza sapere perché oppure diverso potrebbero essere i nostri sogni rispetto al modo che abbiamo di pensare quando apriamo gli occhi la mattina.
Se il nostro divertimento fosse basato su questo “diverso”, allora forse la violenza non sarebbe considerata divertimento.
*Blog: Simone dice che…: “Mi diverto quindi sono” pubblicato il 21 ottobre 2020.
Gioia Piazzi
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