Rotolando verso settembre
Considerazioni personali di fine agosto
Ogni anno in estate succede una cosa strana. La prima parte dell’estate sembra trascorrere lenta, pigra. Le giornate di luglio e della prima parte di agosto durano tantissimo e in una luce abbagliante si mettono i piedi nell’acqua, ci si distende sulla sabbia, si guardano le stelle e senza quasi accorgersene si lascia andare l’anno di lavoro alle nostre spalle.
Poi arriva il 15 agosto e all’improvviso le cose cambiano. Assomiglia un po’ alla sensazione che si ha sulle montagne russe: si sale piano, quasi a fatica, ma quando si arriva all’apice poi si scende velocissimi, divertiti e spaventati al tempo stesso. Il 15 agosto assomiglia alla curva dei binari su cui è agganciato il carrello, dopo di essa cambia un po’ tutto.
Io in genere comincio a notarlo da una nota fresca nell’aria la sera che arriva e ha il sapore di settembre. Anche la luce si ammorbidisce e diventa gialla e calda. Io ricomincio a pensare al mio lavoro e all’anno che mi aspetta e come sulle montagne russe mi sento emozionata, ma anche un po’ spaventata. Cosa succederà? Quali novità ci saranno? Quali difficoltà dovrò affrontare? Che avventure mi porterà settembre?
Qualche tempo fa un amico chirurgo mi ha raccontato che loro operano sempre in due: “Ci piace non stare da soli, ci sentiamo più tranquilli e, se uno di noi ha un problema, subentra l’altro”. Ho pensato al mio lavoro di psicoterapeuta e in quel momento mi è sembrato molto solitario. Forse è per questo che dopo il 15 agosto ho la sensazione di emozione e paura, sarò in grado di cavarmela da sola davanti alle domande dei miei pazienti? Per un attimo penso alle loro facce se ci fosse accanto a me un secondo psicoterapeuta, magari più esperto, che interviene se mi dovessi ammutolire e mi viene da ridere. Se ne andrebbero perché penserebbero che sono scarsa e avrebbero ragione. Così mi tengo la sensazione di solitudine però poi mi chiedo se sia giusta.
Improvvisamente mi torna un ricordo: il primo giorno di scuola alle superiori. Arrivare presto, assonnata, ritrovare i compagni dopo l’estate passata lontana da loro poi suona la campanella e i mille studenti del mio liceo salgono le scale insieme lasciandosi alle spalle le avventure estive con la sensazione che qualsiasi cosa accada durante l’anno scolastico la vivranno insieme volenti o nolenti. A 15 anni non mi ero resa conto di quanto fosse prezioso quel “tutti insieme”. Ora che sono adulta penso a dover cominciare il nuovo anno contando sulle mie gambe però questo pensiero è vero solo parzialmente. E se nella mente di tutti gli adulti fosse conservata quell’immagine? Salire le scale della scuola il primo giorno insieme a tutti gli altri. Che significato ha che io abbia conservato per tutti questi anni quell’attimo prezioso?
Penso a settembre e alle centinaia di migliaia di adulti che tornano al lavoro (forse non tutti lo stesso giorno ma quasi) e mi chiedo se sia giustificata la mia sensazione di solitudine. Il fatto che non saliamo tutti insieme le scale di scuola rende gli altri inesistenti? No, solo invisibili, ma ci sono, siamo di nuovo tutti insieme a cominciare un nuovo anno. E mi chiedo quanta energia c’è in questo muoversi insieme senza doversi necessariamente vedere.
Allora mi viene da augurare qui su papillon a tutti un buon anno. Come ha detto Piero Angela nel suo saluto: “facciamo del nostro meglio”.
Gioia Piazzi
Grazie Gioia, le tue parole hanno davvero l’aria fresca di settembre
È bellissima questa immagine del “salire le scale della scuola” tutti insieme. Ognuno col suo zaino, ognuno col suo pensiero, ma insieme. Con le gambe che tremano e gli occhi pieni dell’orizzonte che non si raggiunge mai. Anche da adulti. Grazie! Buon settembre!