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Profumo: sostantivo femminile

Profumo: sostantivo femminile
A volte mi convinco che ho imparato a farci i conti. Anche se poi fino in fondo non è cosi. È difficile ancora oggi farci i conti, ma forse ho solo trovato un modo diverso per affrontare questa storia. Sarà anche il luogo che non semplifica le cose.

A volte mi convinco che ho imparato a farci i conti. Anche se poi fino in fondo non è cosi. È difficile ancora oggi farci i conti, ma forse ho solo trovato un modo diverso per affrontare questa storia. Sarà anche il luogo che non semplifica le cose. Questo Bar sembra perfetto per ricordare, sarebbe stato ideale in due, anche a lei sono certo sarebbe piaciuto. Tavolo esterno, rigorosamente all’ombra. Sono più o meno a metà del libro che sto leggendo; Hervor è una delle protagoniste, faccio il tifo per lei. Mi tengo il finale per stasera, magari sulla terrazza prima di andare a dormire. Mi trovo alla parallela del lungomare, ma se giro un po’ la testa riesco a scorgere il grande blu tra le due palazzine colorate. Che bella Salina. Sorseggio un caffè amaro, sempre caldo, anche d’estate. Perché se è caldo l’odore è più intenso, persistente, tostato, quasi cioccolatoso, ti rimane addosso per ore, guai a bere acqua dopo il caffè!

Non c’era mattina per lei senza il caffè. Non iniziava la giornata. Che fosse giorno di lavoro, di festa, le 6 di mattina o anche mezzogiorno dopo una nottata d’amore o turbolenta, la prima cosa da fare era il caffè. Anche in vacanza ci portavamo la moca di casa, perché il sapore del nostro caffè non doveva mancare mai. Il profumo di caffè, insieme al profumo della sua pelle al risveglio, rendeva l’aroma di quella casa unico. Poi arrivava il ritmo dei suoi passi quando mi raggiungeva in cucina, sempre scalza come io adesso a Salina. E arrivava l’immagine di lei, i contorni del suo corpo, le linee del suo volto, il sapore delle sue labbra nel primo bacio della giornata, un bacio bello, mentre con una mano le sfioravo le dita e con l’altra le accarezzavo la pelle su un fianco, dormiva di solito con una maglietta corta che le scopriva un po la pancia. Buongiorno!

Un respiro lungo e poi il cuore accelerato mi riportano sull’isola e mi rendo conto che è ora di andare, di pensare a cosa fare in questa giornata. Mi dirigo verso il porto mentre ogni cosa diventa un ricordo, perché quando il profumo di una donna è dentro di te allora anche i profumi che ti circondano sono diversi. Oleandri, ginestre, mirti e querce della spontanea macchia mediterranea di Salina, insieme alle coltivazioni di vigneti e capperi, si mescolano nelle mie narici con le pareti dipinte della sua essenza.

In ogni stagione della nostra storia, intercetto miscellanea di odori e profumi, di luoghi, di vegetazione, di natura, ma anche di piatti tipici e caminetto, di auto nuova e lenzuola appena lavate, di cabina armadio, di asciugamani, di sciarpe, di case vacanza. E ancora del profumo della notte, il profumo della buonanotte, essenza di risvegli notturni per un abbraccio e per corpi caldi che si avvicinano, profumo di buongiorno e di “ancora 5 minuti”. E poi c’è profumo di lei. È più adesso con me di quanto non lo sia mai stato. Mi ostino a pensare che nessuno può conoscerlo quanto me.

Seguendo stavolta l’odore di melanzane fritte arrivo in una via stretta, non troppo lontana dal porto. Alcuni tavoli all’aperto mi sembrano accoglienti e decido di fermarmi. Riprendo la lettura del libro, Hervor prepara colazioni al “Reykjavík Cafè” pensando al suo professore. Alla radio passano “Crepuscolo sul mare”, brano che potrebbe essere la colonna sonora di quest’isola.

Un calice di vino bianco, una frittura di paranza. Sul tavolo un vasetto con alcune foglie di basilico.

Manca solo lei. Ma non è vero.

Caffè? No grazie, per oggi basta cosi.

Walter Di Mauro

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A volte mi convinco che ho imparato a farci i conti. Anche se poi fino in fondo non è cosi. È difficile ancora oggi farci i conti, ma forse ho solo trovato un modo diverso per affrontare questa storia. Sarà anche il luogo che non semplifica le cose.
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