Sono giorni che vorrei scrivere, ma rimango invece senza parole, in silenzio di fronte alla pagina bianca con la stessa paralisi di quando, quasi adolescente, vidi per la prima volta la mini-serie “Olocausto”. Stordita e riuscendo a mala pena a camminare, senza dire nulla andai a dormire o meglio, mi trascinai a letto e nel buio della stanza lasciai scorrere fiumi di lacrime, un pianto disperato che non sapevo descrivere, un misto di dolore, empatia e di impotenza di fronte alla mostruosità di una violenza assoluta e senza ragione di uomini su altri uomini, di esseri umani contro altri esseri umani.